SKETCHES
THOSE LONE VAMPS (Shawn Clocchiatti-Oakey, Vincent O. Trevisan)
SOLD OUT
Shawn Clocchiatti-Oakey _ voce _ chitarre _ piano
Vincent O. Trevisan _ rumori _ onde radio _ drones
Quest'album brevissimo è il primo disco setolare in cui la voce e i testi sono particolarmente importanti. Sì perchè si tratta di una voce ruvida ma delicata, morbida come seta ma brusca ("le onde radio non sono certo delicate, in ogni caso"). Fondamentali i testi di Shawn Clocchiatti-Oakey (già autore di due libri pubblicati da MEF/L'Autore Libri Firenze). Sketches è stato registrato nel 2004 di getto, a tal punto che per i due musicisti friulani c'è voluto un po' di tempo per riuscire ad immaginarlo come materiale per un album. Il tema delle canzoni non è poi così mite, è a stento dolce, più spesso è riflessivo. I testi hanno a che fare coi concetti di Fede, Speranza e Carità - per citare San Paolo. La parte strumentale è quasi improvvisata; le canzoni sono state assemblate in un paio di settimane. Pensate a Sketches come ad un concept, com'era intenzione che fosse. Mettetevi a vostro agio, accomodatevi e cercate di rilassarvi.
"(...) Setola Di Maiale è davvero una bella etichetta non solo per la qualità della maggioranza delle sue produzioni, ma anche per il fatto che "cdr label" risulta quasi limitativo nel caso di label come questa o la Afe che producono dei cd che come oggetti e grafiche viaggiano tre spanne molte delle produzioni raffazzonate fatte in fretta e furia dell’ultima etichetta improvvisata. Rifatta la presentazione di rito, nel ricordare che si tratta di un’etichetta di musiche, per sua stessa definizione, "non convenzionali", state pur certi che i Those Lone Vamps non cascano fuori categoria e nonostante ciò si tratta davvero di un gruppo singolare. Il duo non fa musica particolarmente astrusa o cerebrale, anzi in un certo senso fanno un lavoro di recupero di certe radici non per nulla uno dei paralleli che mi è venuto in mente è quello di Waits, nonostante ciò sono a loro modo "strani" e Waits in merito questo torna nuovamente comodo. Tranquilli, nessun copia a carbone di Rain Dogs e nemmeno di Alice (per quanto non freghi a nessuno io amo di più il tardo Waits che quello sperimentale, strano ma vero), i due friulani però come l’americano "deluxe" vanno a recuperare una radice blues per altro comune a gente come Captain Beefheart a cui a tratti assomigliano anche di più nel loro essere decisamente deliranti. Nell’economia del gruppo occupa uno spazio ingombrante la voce di Clocchiati che più roca di così ci riescono giusto tre bluesman negri over settanta, capitana cuore di "manzo" e "cigarette and coffee", proprio per questo parlerei proprio di canzoni. Chitarra o piano che insieme alla voce danno la spina dorsale a dei pezzi in cui Trevisan colora con dei rumori per lo più sospesi in secondo piano. Nessun nome più appropriato di Sketches dato che comunque pur trattandosi di canzoni sono appena accennate e lasciate molto grezze senza lavorarle troppo di fino, ma in questo non ho dubbi che si tratti di una scelta stilistica e non di una scarsa capacità. A volte si tratta di materiale nudo e crudo come i due papà l’hanno fatto, a volte arriva al punto a volte no ma si tratta comunque di un lavoro molto genuino ed a suo modo abbastanza stralunato a partire dal cantato che seppur immerso completamente nel blues ha un nonsochè di delirante. La musica in sé sarebbe molto sobria ma un il risultato finale non lo è per nulla, proprio per questo il disco non esula dal contesto dell'etichetta di Giust. Per quanto fra gli "abbozzi" contenuti nel disco abbia trovato una buona serie di chiaroscuri, non v'è dubbio alcuno che sia molto più difficile addentrarsi nei campi della tradizione per modellarla in qualcosa di nuovo che a cercare di fare gli "avant" buttando quattro frequenze acute non strutturate e spacciandole per "elettronica", però si tratta comunque di un campo minato. Un disco strano che proprio per questo avrà sollazzato e divertito il buon Giust, alla fine per me si tratta dell’ennesima riconferma che di matti in italian è pieno. Nota di folklore: il riff di piano e la melodia del secondo pezzo si adatta se non ricalca le stesse identiche note di una vecchia hit di Cindy Lauper e scusate se è poco." Andrea Ferraris, Sodapop, 2007.
"(...) Frusti, frenetici, brevissimi fantasmi hip-hop/blues. Febbricitanti sfoghi letterari. Sketches, appunto. Necessari. Urgenti. Auto-vessazioni nel monolocale sottovuoto. Tra cipolle da sbucciare pelle a pelle, cuori da prendere a morsi, vizi e pregiudizi, attese e preghiere. Talkin' bruschi da Tom Waits rapper, collassi cavernosi tra grugniti sintetici, declama vibranti sulle note sparse di un piano, un Lou Reed sordido e minimale nella più candida desolazione, roche nevrastenie su mambo blues sbiaditi, blues polveroso tra frequeze (dis)turbate recuperato – chissà - tra le quattro tracce di una PJ Harvey primordiale. Il duo friulano Clocchiatti/Trevisan confeziona questa pièce bruciante e - in qualche strano modo - saggia, forgiata lungo una linea mediana tra hip hop, folk-blues, reading e teatro. Non appena barlumi di melodia affranta o un dolciastro abbandono ti fanno sospettare sviluppi (quasi) soul, la pagina gira frenetica a spiegarti il delirio successivo, lucidità irosa, valium e veleno per topi. Dodici tracce, dieci minuti più o meno. Così fitti che la continuità sembra non spezzarsi. Un cortometraggio che ci regala interessanti indizi. (6.8/10)" Stefano Solventi, Sentire/Ascoltare, 2007.
"(...) Scheggia di recensione per questo primo lavoro dei Those Lone Vamps. "Sketches" (autoprodotto nel 2004) vede ora l'uscita per Setola Di Maiale. Dodici pezzi in poco più di otto minuti. Piccoli quadretti che vedono la tetra voce recitante di Shawn Clocchiatti-Oakey (chitarra e piano) accompagnata da Vincent Omar Trevisan (noise, waves, drones). Il duo friulano è scarno e mostruoso. Il pezzo forte sono i testi in inglese e la loro vivace interpretazione. Spettri di Tom Waits dietro il piano. Folk-Blues stralunato e scheletrico, che sfiata lento e ubriaco." Marcello Consonni, RockIt, 2008.
"(...) E’ con un velo di malinconia che mi accingo a parlare dei Those Lone Vamps. Si, perché appena qualche giorno fa ho ricevuto una mail in due righe di Bruno Clocchiatti che mi annunciava dello scioglimento del progetto, per mancanza di tempo e di riscontri concreti. Purtroppo. A questo punto non mi resta che decantarne le (meritate) lodi, sperando, magari, in un colpo di reni improvviso. Per chi non li conoscesse, i Those Lone Vamps erano (mi viene di parlarne al passato ormai) un combo friulano, in pista da circa 8 anni, formato dai polistrumentisti Vincent Omar Trevisan e Bruno Clocchiati. Genere? Inspiegabile, inafferrabile, incomprensibile. Ecco, a spanne mi viene da definirli come combo di avant folk-blues con inserti elettronici, e una sensibilità post-moderna (brutta parola, ma è per capirci) che riusciva a far convivere visioni metropolitane - abbastanza sgranate e amarognole, in verità - con atmosfere più spiccatamente rurali. "Sketches", poi, è un disco da culto istantaneo. Sommerso, immerso, perverso. E’ come un carcinoma virulento che ti cresce dentro in modo subdolo, senza causarti dolore. Perché parliamo di dodici pezzi, condensati in una decina di minuti circa (sì, avete capito bene). Dodici sketch, per l’appunto, che traducono sensazioni intense, violente a tratti, in un formato insolito per chi fa del songwriting elemento basico della propria formula espressiva. Ermetismo al servizio della passione. Sembra essere una contraddizione, eppure i Those Lone Vamps vi riescono benissimo, basta ascoltarsi i collassi nervosi della splendida “Coalship”, o i grugniti beefheartiani in salsa elettro(e)acustica di “Lucinda”. O ancora i 42 secondi (e dico 42) di lamenti in levare pianistico di “Lustres”. Volano via in un soffio, eppure sembrano durare il tempo di una vita. E’ proprio l’incompiutezza a rendere “Sketches” così peculiare. Il fascino dell’immagine che inizia a sfumare quando pare essere finalmente a fuoco. Il lasciar intendere senza spiegare. Quasi un impeto erotico-voyeuristico troncato appena prima di tramutarsi in malattia mentale. Ma soprattutto una musica che sa farsi corpo e spirito, putrescente e salvifica al contempo, e che riesce a donare serenità nonostante un caracollare dubbioso tra redenzione e dannazione. P.S. I ragazzi hanno licenziato un altro lavoro, "Standards", che pare essere sugli stessi livelli qualitativi di "Sketches. 7,5/10." Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
"(...) Il song-writing di Shawn Clocchiatti-Oakey e di Vincent O. Trevisan definisce uno spazio tutto proprio. Quello che sembra una giustapposizione umorale di spoken word, low-fi blues, frammenti di free country preso a morsi, assume una forma specifica ed i sub-generi rimangono nel patrimonio genetico d'un ibrido distinguibile da qualsiasi altro mutante sonoro. La voce di Clocchiatti ricorda, qualche tonalità più in basso, quella di Kevin Coyne, come pure Tom Waits. Trevisan riduce con field recordings e rumori parassiti i brandelli (accordi, ritmi, melodie) dei generi di riferimento. In 'Sketches' colpisce il poetry blues di Bora, il plagio di Time After Time (Lustres), il rauco country Fluxus di Snowtones, il noisy folk di Corridors, l'intrusione elettroacustica di Lucinda. In verità quello che descriviamo per frammenti è il continuum d'una visione agitata, il mito della frontiera alla luce stroboscopica dell'isteria contemporanea. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.118, 2008.
Essay on a drunken bossa:
01 _ Bore 0:18
02 _ Tzara 1:05
03 _ Lustres 0:45
04 _ Xerox 1:02
05 _ Coalshop 0:58
06 _ Hope 0:20
Tales of a stormy plateau:
07 _ Snowtones 1:14
08 _ Respect 0:04
09 _ Corridors 1:14
10 _ Sham 0:22
11 _ Lucinda 0:41
12 _ Ropes 0:04
(C) + (P) 2007
Testi dei brani:
Bore
justify this anguish _ for she led me astray _ and she asked me to leave _ severed limbs at one's guilt _ severed boasts lying still _ where did i go wrong (really, i dunno) _ where did i go wrong (really, i don't know) _ justify this anguish, right now - honey.
Tzara
could you spare a dime _ is there a reason we should feel the same _ steep ascending to the girl next door _ she puts me in touch with nothing but _ coins, self and mangled years _ let's put it down to age _ tuxedo! and low art _ tuxedo! and commas _ tuxedo! tuxedo! _ she owes you a cigarette _ she teaches me leeches are tangled impending _ what's up, hurry, hurry, hurry, seewee _ middle aged at ease, teased _ let's put it down to age _ tuxedo! and no art...
Lustres
hangin' on your swagger _ hide it (stutterin') beneath the mattress _ hide it (stutterin') under the carpet _ you can get rid of this... vexation.
Xerox
boil into a huge pan _ don't let us open the fridge _ some bill dragged in starvation _ eat the eaten - speak the spoken _ pish, posh - what a mess! _ take it slow, my love _ zeroes xerox zero, zeroes xerox zero zero zero zero oh oh _ eat the heathen _ speak the spoken...
Coalshop
passion, passion, passion _ since then i knew i could forget, forgive and learn by heart _ let's get the story straight _ she sings along the croon _ this won't change the plot, the facts _ coalshop... the one pickpockets fear the most _ thighs and legs and logs to burn your shop _ the one i fear the most _ where' my spare, where's my change... barricade! shuuu...
Hope
i'm waiting for new jerusalem _ we've been 'round the block a few days _ what did we see _ guns to retire, silence, vice, prejudice _ we've been 'round the block a few times _ gettin' nuts and counting bodies _ i'm waiting for new jerusalem, we're waiting for new jerusalem... better pray here.
Snowtones
peelin' the onion skin _ this hut in fragrant stagnancy _ make your house a homesick home _ so they shall raise the anchor _ some lakes are rime and mutiny _ some others take no heed _ this is nothing short of sufferin' your disease... snowtones _ you'll be back for more _ barnstormin' thru glades and vales _ recallin' the subject of love _ in quivering thoughts, identity loss _ wait, refrain, negotiate _ outsell this snow, down to a low _ this is nothing short of...
Respect
pay respect... to the disrespectful.
Corridors
is there room for speculation _ they're down with something weird _ you're not the same in laces and wigs _ you clench your jaws, there are no tips in here _ only... floors, stairs, corridors _ social ladders plain to see _ and rooms of plenty (on your knees) _ you preach no rationality _ you clench your jaws, there are no tips in here _ only... floors, stairs, corridors _ floors, stairs, basements!
Sham
i'm lost at sea _ willing to repent _ of wrecking ships _ reminders' loss, aphasy _ take this over from me _ i'm lost at sea _ willing to repent _ of this... and that.
Lucinda
brrrrr ah! (anyway, you're a god's gift).
Ropes
i have no reason _ to feel like... me!
(Tutti i testi sono di Shawn Clocchiatti Oakey)
SOLD OUT
Shawn Clocchiatti-Oakey _ vocals _ guitars _ piano
Vincent O. Trevisan _ noise _ waves _ drones
Shawn Clocchiatti-Oakey: "Sketches was recorded in 2004 in "the heat of the moment". The instrumental side is almost improvised, but it took me some time to figure it out as real "album matter"; tracks were compiled in a few weeks according to our girls' want, weather, strong headaches and other avalanches. The lyrics deal with Faith, Hope and Love - to quote St. Paul. Nowadays some stuff sounds better than a few years ago (and i'm not talking 'bout wine); it's due to a strong will and stiff imagination - regardless of what "purists" say. My voice is harsh but gentle, soft as silk but rude (radio waves are not that gentle anyway); the subject of songs is not so mellow, barely sweet, more often pensive. Think of Sketches as a concept, as it was meant to be. Make yourself at home, don't freak out, lean back, try to relax. Was it a good year? I find it hard to remember that girl. Anyway, the clock is ticking backwards/forward to remind us of some dear ol' friend that we don't know yet. It's time as we perceive it, only a little more gentle and carin', like some angel about to wrap us in a warm blanket. We are the talk of the town. "They should be bent out of shape to make it". We made it in a different way. "Got a good chance? Turn it down!". We were so happy then: her name was Lucinda. She dials this number sometimes: not mine, not yours. It doesn't exist; who cares. It was the time of our lives, even into this writer's block. I type Lucinda; she's gettin out of the page, everything is clearer on the page. Thank God she's just a character. Thank God it's time to strike up this impro synth-blues from the woods' band. She loiters in my mind: a pencil for the pensive reporter, now! This music was recorded in the heat of the moment ("One of the four/five best albums i've ever listened to..." Kip 'Manitoba' Underwood on Sketches). It's nearly free and priceless. Often worry, pain and (misunderstood) fear of time's passing sneak in, but the lyrics deal with Faith, Hope and Love - to quote St. Paul. P.S.: one last statement: while listening to this music you were freakin' out? Well, you were right."
"(...) Setola Di Maiale è davvero una bella etichetta non solo per la qualità della maggioranza delle sue produzioni, ma anche per il fatto che "cdr label" risulta quasi limitativo nel caso di label come questa o la Afe che producono dei cd che come oggetti e grafiche viaggiano tre spanne molte delle produzioni raffazzonate fatte in fretta e furia dell’ultima etichetta improvvisata. Rifatta la presentazione di rito, nel ricordare che si tratta di un’etichetta di musiche, per sua stessa definizione, "non convenzionali", state pur certi che i Those Lone Vamps non cascano fuori categoria e nonostante ciò si tratta davvero di un gruppo singolare. Il duo non fa musica particolarmente astrusa o cerebrale, anzi in un certo senso fanno un lavoro di recupero di certe radici non per nulla uno dei paralleli che mi è venuto in mente è quello di Waits, nonostante ciò sono a loro modo "strani" e Waits in merito questo torna nuovamente comodo. Tranquilli, nessun copia a carbone di Rain Dogs e nemmeno di Alice (per quanto non freghi a nessuno io amo di più il tardo Waits che quello sperimentale, strano ma vero), i due friulani però come l’americano "deluxe" vanno a recuperare una radice blues per altro comune a gente come Captain Beefheart a cui a tratti assomigliano anche di più nel loro essere decisamente deliranti. Nell’economia del gruppo occupa uno spazio ingombrante la voce di Clocchiati che più roca di così ci riescono giusto tre bluesman negri over settanta, capitana cuore di "manzo" e "cigarette and coffee", proprio per questo parlerei proprio di canzoni. Chitarra o piano che insieme alla voce danno la spina dorsale a dei pezzi in cui Trevisan colora con dei rumori per lo più sospesi in secondo piano. Nessun nome più appropriato di Sketches dato che comunque pur trattandosi di canzoni sono appena accennate e lasciate molto grezze senza lavorarle troppo di fino, ma in questo non ho dubbi che si tratti di una scelta stilistica e non di una scarsa capacità. A volte si tratta di materiale nudo e crudo come i due papà l’hanno fatto, a volte arriva al punto a volte no ma si tratta comunque di un lavoro molto genuino ed a suo modo abbastanza stralunato a partire dal cantato che seppur immerso completamente nel blues ha un nonsochè di delirante. La musica in sé sarebbe molto sobria ma un il risultato finale non lo è per nulla, proprio per questo il disco non esula dal contesto dell'etichetta di Giust. Per quanto fra gli "abbozzi" contenuti nel disco abbia trovato una buona serie di chiaroscuri, non v'è dubbio alcuno che sia molto più difficile addentrarsi nei campi della tradizione per modellarla in qualcosa di nuovo che a cercare di fare gli "avant" buttando quattro frequenze acute non strutturate e spacciandole per "elettronica", però si tratta comunque di un campo minato. Un disco strano che proprio per questo avrà sollazzato e divertito il buon Giust, alla fine per me si tratta dell’ennesima riconferma che di matti in italian è pieno. Nota di folklore: il riff di piano e la melodia del secondo pezzo si adatta se non ricalca le stesse identiche note di una vecchia hit di Cindy Lauper e scusate se è poco." Andrea Ferraris, Sodapop, 2007.
"(...) Frusti, frenetici, brevissimi fantasmi hip-hop/blues. Febbricitanti sfoghi letterari. Sketches, appunto. Necessari. Urgenti. Auto-vessazioni nel monolocale sottovuoto. Tra cipolle da sbucciare pelle a pelle, cuori da prendere a morsi, vizi e pregiudizi, attese e preghiere. Talkin' bruschi da Tom Waits rapper, collassi cavernosi tra grugniti sintetici, declama vibranti sulle note sparse di un piano, un Lou Reed sordido e minimale nella più candida desolazione, roche nevrastenie su mambo blues sbiaditi, blues polveroso tra frequeze (dis)turbate recuperato – chissà - tra le quattro tracce di una PJ Harvey primordiale. Il duo friulano Clocchiatti/Trevisan confeziona questa pièce bruciante e - in qualche strano modo - saggia, forgiata lungo una linea mediana tra hip hop, folk-blues, reading e teatro. Non appena barlumi di melodia affranta o un dolciastro abbandono ti fanno sospettare sviluppi (quasi) soul, la pagina gira frenetica a spiegarti il delirio successivo, lucidità irosa, valium e veleno per topi. Dodici tracce, dieci minuti più o meno. Così fitti che la continuità sembra non spezzarsi. Un cortometraggio che ci regala interessanti indizi. (6.8/10)" Stefano Solventi, Sentire/Ascoltare, 2007.
"(...) Scheggia di recensione per questo primo lavoro dei Those Lone Vamps. "Sketches" (autoprodotto nel 2004) vede ora l'uscita per Setola Di Maiale. Dodici pezzi in poco più di otto minuti. Piccoli quadretti che vedono la tetra voce recitante di Shawn Clocchiatti-Oakey (chitarra e piano) accompagnata da Vincent Omar Trevisan (noise, waves, drones). Il duo friulano è scarno e mostruoso. Il pezzo forte sono i testi in inglese e la loro vivace interpretazione. Spettri di Tom Waits dietro il piano. Folk-Blues stralunato e scheletrico, che sfiata lento e ubriaco." Marcello Consonni, RockIt, 2008.
"(...) E’ con un velo di malinconia che mi accingo a parlare dei Those Lone Vamps. Si, perché appena qualche giorno fa ho ricevuto una mail in due righe di Bruno Clocchiatti che mi annunciava dello scioglimento del progetto, per mancanza di tempo e di riscontri concreti. Purtroppo. A questo punto non mi resta che decantarne le (meritate) lodi, sperando, magari, in un colpo di reni improvviso. Per chi non li conoscesse, i Those Lone Vamps erano (mi viene di parlarne al passato ormai) un combo friulano, in pista da circa 8 anni, formato dai polistrumentisti Vincent Omar Trevisan e Bruno Clocchiati. Genere? Inspiegabile, inafferrabile, incomprensibile. Ecco, a spanne mi viene da definirli come combo di avant folk-blues con inserti elettronici, e una sensibilità post-moderna (brutta parola, ma è per capirci) che riusciva a far convivere visioni metropolitane - abbastanza sgranate e amarognole, in verità - con atmosfere più spiccatamente rurali. "Sketches", poi, è un disco da culto istantaneo. Sommerso, immerso, perverso. E’ come un carcinoma virulento che ti cresce dentro in modo subdolo, senza causarti dolore. Perché parliamo di dodici pezzi, condensati in una decina di minuti circa (sì, avete capito bene). Dodici sketch, per l’appunto, che traducono sensazioni intense, violente a tratti, in un formato insolito per chi fa del songwriting elemento basico della propria formula espressiva. Ermetismo al servizio della passione. Sembra essere una contraddizione, eppure i Those Lone Vamps vi riescono benissimo, basta ascoltarsi i collassi nervosi della splendida “Coalship”, o i grugniti beefheartiani in salsa elettro(e)acustica di “Lucinda”. O ancora i 42 secondi (e dico 42) di lamenti in levare pianistico di “Lustres”. Volano via in un soffio, eppure sembrano durare il tempo di una vita. E’ proprio l’incompiutezza a rendere “Sketches” così peculiare. Il fascino dell’immagine che inizia a sfumare quando pare essere finalmente a fuoco. Il lasciar intendere senza spiegare. Quasi un impeto erotico-voyeuristico troncato appena prima di tramutarsi in malattia mentale. Ma soprattutto una musica che sa farsi corpo e spirito, putrescente e salvifica al contempo, e che riesce a donare serenità nonostante un caracollare dubbioso tra redenzione e dannazione. P.S. I ragazzi hanno licenziato un altro lavoro, "Standards", che pare essere sugli stessi livelli qualitativi di "Sketches. 7,5/10." Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
"(...) Il song-writing di Shawn Clocchiatti-Oakey e di Vincent O. Trevisan definisce uno spazio tutto proprio. Quello che sembra una giustapposizione umorale di spoken word, low-fi blues, frammenti di free country preso a morsi, assume una forma specifica ed i sub-generi rimangono nel patrimonio genetico d'un ibrido distinguibile da qualsiasi altro mutante sonoro. La voce di Clocchiatti ricorda, qualche tonalità più in basso, quella di Kevin Coyne, come pure Tom Waits. Trevisan riduce con field recordings e rumori parassiti i brandelli (accordi, ritmi, melodie) dei generi di riferimento. In 'Sketches' colpisce il poetry blues di Bora, il plagio di Time After Time (Lustres), il rauco country Fluxus di Snowtones, il noisy folk di Corridors, l'intrusione elettroacustica di Lucinda. In verità quello che descriviamo per frammenti è il continuum d'una visione agitata, il mito della frontiera alla luce stroboscopica dell'isteria contemporanea. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.118, 2008.
Essay on a drunken bossa:
01 _ Bore 0:18
02 _ Tzara 1:05
03 _ Lustres 0:45
04 _ Xerox 1:02
05 _ Coalshop 0:58
06 _ Hope 0:20
Tales of a stormy plateau:
07 _ Snowtones 1:14
08 _ Respect 0:04
09 _ Corridors 1:14
10 _ Sham 0:22
11 _ Lucinda 0:41
12 _ Ropes 0:04
(C) + (P) 2007
Lyrics:
Bore
justify this anguish _ for she led me astray _ and she asked me to leave _ severed limbs at one's guilt _ severed boasts lying still _ where did i go wrong (really, i dunno) _ where did i go wrong (really, i don't know) _ justify this anguish, right now - honey.
Tzara
could you spare a dime _ is there a reason we should feel the same _ steep ascending to the girl next door _ she puts me in touch with nothing but _ coins, self and mangled years _ let's put it down to age _ tuxedo! and low art _ tuxedo! and commas _ tuxedo! tuxedo! _ she owes you a cigarette _ she teaches me leeches are tangled impending _ what's up, hurry, hurry, hurry, seewee _ middle aged at ease, teased _ let's put it down to age _ tuxedo! and no art...
Lustres
hangin' on your swagger _ hide it (stutterin') beneath the mattress _ hide it (stutterin') under the carpet _ you can get rid of this... vexation.
Xerox
boil into a huge pan _ don't let us open the fridge _ some bill dragged in starvation _ eat the eaten - speak the spoken _ pish, posh - what a mess! _ take it slow, my love _ zeroes xerox zero, zeroes xerox zero zero zero zero oh oh _ eat the heathen _ speak the spoken...
Coalshop
passion, passion, passion _ since then i knew i could forget, forgive and learn by heart _ let's get the story straight _ she sings along the croon _ this won't change the plot, the facts _ coalshop... the one pickpockets fear the most _ thighs and legs and logs to burn your shop _ the one i fear the most _ where' my spare, where's my change... barricade! shuuu...
Hope
i'm waiting for new jerusalem _ we've been 'round the block a few days _ what did we see _ guns to retire, silence, vice, prejudice _ we've been 'round the block a few times _ gettin' nuts and counting bodies _ i'm waiting for new jerusalem, we're waiting for new jerusalem... better pray here.
Snowtones
peelin' the onion skin _ this hut in fragrant stagnancy _ make your house a homesick home _ so they shall raise the anchor _ some lakes are rime and mutiny _ some others take no heed _ this is nothing short of sufferin' your disease... snowtones _ you'll be back for more _ barnstormin' thru glades and vales _ recallin' the subject of love _ in quivering thoughts, identity loss _ wait, refrain, negotiate _ outsell this snow, down to a low _ this is nothing short of...
Respect
pay respect... to the disrespectful.
Corridors
is there room for speculation _ they're down with something weird _ you're not the same in laces and wigs _ you clench your jaws, there are no tips in here _ only... floors, stairs, corridors _ social ladders plain to see _ and rooms of plenty (on your knees) _ you preach no rationality _ you clench your jaws, there are no tips in here _ only... floors, stairs, corridors _ floors, stairs, basements!
Sham
i'm lost at sea _ willing to repent _ of wrecking ships _ reminders' loss, aphasy _ take this over from me _ i'm lost at sea _ willing to repent _ of this... and that.
Lucinda
brrrrr ah! (anyway, you're a god's gift).
Ropes
i have no reason _ to feel like... me!
(All lyrics by Shawn Clocchiatti Oakey)