FASSBINDER WUNDERKAMMER
ALESSANDRA NOVAGA
SOLD OUT
LP
Alessandra Novaga _ chitarre _ registratore _ voce
Disco imperdibile che esce come LP in vinile. Dalle parole della stessa Alessandra: "Questo disco parla di R.W. Fassbinder e del suo cinema. È stato un autore estremamente prolifico, circa quaranta film in 36 anni di vita vissuti con una intensità drammatica, una attività quasi sovrumana e una disperata ricerca di affermazione e accettazione. Ha affrontato diversi generi, dal gangster movie, alla coraggiosa rivisitazione del periodo nazista, ancora troppo fresco per i tedeschi, a un cinema più borghese in cui mette in luce quello che lui pensava dei rapporti umani, sopraffazione, violenza psicologica, un disperato bisogno di essere amati. Tutte le musiche dei suoi films sono state composte da Peer Raben e per me c’è una tale aderenza alle atmosfere del suo cinema che io finisco per identificarli in un’unica persona. Dopo anni in cui giro intorno a questa idea è uscito questo album in cui mi accorgo che convivono molte diverse energie e forme, in cui ho arrangiato alcuni dei magnifici temi di Peer Raben, che sono stati, per me, la prima fonte di ispirazione. Da lì un viaggio attraverso i tanti volti che Fassbinder ha saputo incarnare ma sempre con un’unica voce."
Per maggiori informazioni: www.alessandranovaga.com
"(...) Fassbinder Wunderkammer è tra i 10 migliori dischi del 2017 per Spencer Grady sul magazine inglese Jazzwise"
"(...) Musica e cinema, due mondi che per molti artisti vivono in simbiosi, l’uno non può fare a meno dell’altro e a volte il cortocircuito che scatta ha del prodigioso, come in ‘Fassbinder Wunderkammer’ un’autentica ‘camera delle meraviglie’ che per Alessandra Novaga è forse più che un sentito omaggio all’adorato regista tedesco, scomparso giovanissimo dopo una carriera folgorante e prolifica come poche. Questo disco è un gesto d’amore, lo si intuisce fin dalla copertina (uno scatto di Laila Pozzo) che su uno sfondo rosa cattura dentro un televisore, un immortale fotogramma del regista tratto da ‘Germania in Autunno’ nel preciso momento in cui solleva la cornetta del telefono per sentirsi dire che Andreas Baader, Gundrun Ensslin e Jan-Carl Raspe della RAF sono stati ‘suicidati’ nel carcere di Stammhein. Un momento cruciale e forse definitivo punto di non ritorno, per la convulsa Germania dei 70. E per Alessandra Novaga, che viene dalla musica classica, dopo un già illuminante ‘Movimenti Lunari’ (Blume 2016) può essere un importante punto di svolta, segnato dal bisogno di uscire dai confini delle partiture classiche, per entrare in un mondo forse meno rassicurante e più imprevedibile, ma di certo non meno ricco di stimoli, intuizioni, avventure. E allora come non misurarsi con le seducenti musiche di Peer Raben con quelle particolari melodie riconoscibili tra mille, che ha composto tutte le musiche dei film di Fassbinder? Alessandra prova così a metterci mano per adattarle alle sue tre fiammanti chitarre: una vecchissima e inaccordabile Framus degli anni 40, un’altra classica e una Gibson ES 339. Quel che ne esce è assai personale e funge anche da summa delle sue esperienze strumentali, dove quelli che appaiono frammenti sonori, scorrono in realtà come un unico flusso di coscienza, tra inserti originali: Veronika Voss, Lola, chitarre dolenti degne di Loren Connors: Der Amerikanische Soldat, poco meno di due minuti che potrei ascoltare all’infinito, e poi la struggente Serenade, e ancora le corde che si increspano nervose e dissonanti nelle cruciali Berlin Alexanderplatz e Franz B, le due mirabili parti (per audacia strumentale) di Lili Marlene, quasi un incrocio tra Hendrix e Marc Ribot, per chiudere con una Each Man Kills The Thing He Loves (si quella cantata dalla divina Jeanne Moreau in ‘Querelle de Brest’) con la voce della chitarrista che entra nell’ampli attraverso un walkman, un voluto lo-fi che da suono dissonante si fa infine silenzio. C’è pelle e anima in questo disco, c’è struggimento e passione, un mondo organico, dolente e vulnerabile, che da qualche parte si ostina ancora a pulsare. (8)" Gino Dal Soler, Blow Up, 2017.
"(...) Potrei starmene seduto in qualsiasi posto. Mi basterebbe chiudere gli occhi e il suono mi trasporterebbe comunque in un luogo ben preciso, un enorme e vasto spazio chiamato Alexanderplatz. Il mio sguardo riuscirebbe a vedere quella manciata di gente nella profondità del silenzio che ancora vaga nella memoria di molti, gente innamorata di una visione filmica a cui non si sottrae neppure Alessandra Novaga che a R. W. Fassbinder dedica il suo ultimo, splendido vinile. Acoltando le varie tracce si torna a percepire una sorta di tardo sturm und drang pulsante di passione ed eterna riconoscenza per chi ci ha insegnato come vivere se non si vuole morire..." Mirco Salvadori, Rockerilla, 2017.
"(...) Muove dall'adolescenza, l'amore di Alessandra Novaga, musicista classica attratta dalla sperimentazione, per il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder; oggi, l'eccellente compositrice, quell'amore lo dichiara con undici movimenti - registrazioni con l'ausilio di chitarre (elettriche e classiche), loop e nastri manipolati - liberamente ispirati (d)ai temi che Peer Raben ha composto per le colonne sonore del maestro tedesco. Fassbinder Wunderkammer (disponibile in 300 copie viniliche per l'etichetta Setola di Maiale) e 'lavoro molto diverso dal precedente album Movimenti Lunari, beneficia, tuttavia, di un'identica impostazione che trasmette perfettamente il senso di decadenza e realismo propri di Dei della Peste e Querelle attraverso avanguardistici riverberi, magnetiche dissonanze e sorprendenti atmosfere acustiche." Gabriele Pescatore, Mucchio Selvaggio, 2017.
"(...) Il cabaret nero dell’avanguardia che Rainer Werner Fassbinder mette in scena è incarnato profondamente nella gestualità e nella drammaturgia esasperata del teatro. Non a caso il regista e scrittore tedesco si ispira direttamente alla corrente espressionista di Bertold Brecht per poi aprirsi alle nuove esigenze espressive del Nuovo cinema tedesco. Il suo è espressionismo antagonista di tutto ciò che ha ordine e conformità, un espressionismo di asperità sovversiva e indomita ribellione, di inquieta e avida ricerca piena di consapevolezza e dolore nichilista. Ma usiamo il massimo del rispetto nei confronti di Fassbinder lambendolo solo trasversalmente, magari incuriosendo chi non ne sapesse abbastanza ad approfondire quanto prima la sua estetica e la sua filmografia. Narriamolo solo idealmente attraverso il lavoro di Alessandra Novaga che lo prende a ideale d’ispirazione.
Questo è un disco incredibilmente ispirato e come la scintillante potenza di tutte le cose ispirate è prepotentemente pieno della personalità e delle attitudini di chi lo ha creato. L’ispirazione crea, apre nuove porte è avanguardia pura. Tutto il resto è cornice. La Wunderkammer (potremmo tradurre il termine come camera delle meraviglie) è profondamente intimista, onirica, capace di restituire riflessi deformi e vibranti, si nutre di spiragli e di alternanze che regolano l’intensità della luce per flirtare con le ombre. E’ un po’ la camera in cui ci si osserva, ci si ascolta in un turbinio di pensieri che alterano sogno e realtà, voglia di evadere, perseveranza nel resistere, trasformismo come gesto teatrale spietato… la consapevolezza di indossare una maschera per non poter fuggire. In questa alenov5camera si specchiano tutti i personaggi creati da Fassbinder. Si rispecchia Alessandra Novaga. Il procedere fuori da ogni controllo e da ogni progettualità preventiva è l’unica regola che vige sovrana in questa stanza.
Veronica Voss sembra voler districare il filo di un’identità perduta con il loop del nastro che introduce la protagonista dell’omonimo primo film di RWF. Tra alternanza di arpeggi e stridori delle corde per mezzo di archetti o svariati stratagemmi di amplificazione si ha un’idea di esplorazione intensa, accorata, nervosa, travagliata ma anche lucidamente disincantata, a tratti dissacrante e iperbolica. Cristallina impalpabilità per Goetter der Pest e Der Amerikanische Soldat e una serie di stratificazioni spastiche, di processi sonori che descrivono meticolosamente la propagazione, il respiro vibrazione che spazia nell’etere per entrare nella complessa poetica di Berlin Alexanderplatz e Franz B., tratti dalla stessa serie. Gli undici pezzi esplorano l’intensità emotiva degli stati d’animo attraverso l’associazione con il suono materia che si autoalimenta e si autotrasforma per mezzo dell’energia. Idea di potenziale in continua trasformazione regolato da forze cosmiche, il misticismo spirituale del divenire.
Una ciclicità che si chiude con il tributo a "Querelle de Brest", Each Man Kills The Thing He Loves è affidata al sussurro, alla voce trafitta da feedback e interferenze. E ci riporta a quella scenografia surreale in cui si muove il carrozzone di esistenze in cerca di identità. Le tematiche tratte da "Lola": Lola e Serenade richiamano ancora una volta il fascino perverso dell’ambiguità, lo sgargiante potere evocativo e visionario dei contrasti. La clessidra dell’implacabilità spazio tempo si dissolve in un unicum di flashback puramente introspettivi con i due spezzoni di L.M. (Lili Marlene) che non si ispirano a Peer Raben ma rivisitano un immaginario di simbolismi che possono tradursi in un appassionato omaggio all’audacia sperimentale con la quale l’essere umano è chiamato a mettersi in scena, a reinventarsi in continui e repentini cambi di sceneggiatura che equiparano il dramma teatrale al paradosso magnifico e terrificante della vita in balia della fatalità." Romina Baldoni, Distorsioni, 2017.
"(...) Quaranta film in trentasei anni di vita. Nel corso della sua breve ma intensa carriera, stroncata da un’overdose di cocaina, Rainer Werner Fassbinder è stato un regista prolifico, esponente di spicco del nuovo cinema tedesco durante gli anni Settanta, abile nel rivisitare gli orrori del periodo nazista e narrare sia il miracolo economico della Germania che il terrorismo della Raf. E per farlo è ricorso a qualsiasi stratagemma, dalla formalità di un cinema da camera al racconto in scatole cinesi.
Un artista a tutto tondo, educato all’espressionismo di Bertold Brecht e alla gestualità del teatro, attore outsider e sceneggiatore precoce, capace di affrontare generi diversi, al cui centro gravitano rapporti umani conflittuali, logori o violenti all’interno di un’Europa alle prese con una guerra di nervi, soltanto fredda e mai realmente combattuta. L’inquieto Rainer Werner Fassbinder è stato molto amato dalle generazioni passate e oggi, forse, un po’ dimenticato dalle attuali. Un cineasta da riscoprire.
Il concept album “Fassbinder Wunderkammer” (2017) di Alessandra Novaga una piccola occasione per ripercorrere le tappe e, soprattutto, rileggere alcuni titoli della sua cinematografia, musicata in maggioranza da Peer Raben. Le colonne sonore del compositore tedesco hanno da sempre affascinato la chitarrista dalla formazione classica, allieva di Oscar Ghiglia alla Musikhochschule FHNW di Basilea, incline a differenti forme di improvvisazione e interessata alle partiture grafiche.
Il successore de “La Chambre Des Jeux Sonores” (2014) e di “Movimenti Lunari” (2016) è un lavoro dal non facile approccio culturale, compilativo e, soprattutto, personalissimo. I personaggi di Rainer Werner Fassbinder prendono vita nella mente di Alessandra Novaga, così come nel suo orecchio ristagnano gli arrangiamenti di Peer Raben. Netta la sovrapposizione tra musica e immagini. Affascinante la delicata trasposizione delle derivanti emozioni, filtrate dall’inconscio di una vera appassionata.
Pubblicato da Setola Di Maiale, un’etichetta dedicata a musiche non convenzionali, “Fassbinder Wunderkammer” è un insieme di rivisitazioni da ascoltare con attenzione, per coglierne vecchie e nuove sfumature. Una manciata di note, grande intensità, la chitarra e la voce di Alessandra Novaga le uniche attrici accreditate. La sua ‘camera delle meraviglie’ è scarna, essenziale, talvolta abitata da ombre e altre figure mascherate. Una sorta di osservatorio sull’arte spietata del regista tedesco.
Per coglierla è stato necessario un modus operandi tanto sperimentale quanto pratico, tale da consegnare all’ascoltatore una duplice visione. L’efficacia dello strumento a corde giace nella sua stessa semplicità di utilizzo. Un’inaccordabile Framus degli anni Quaranta, una chitarra classica per la solitaria Götter Der Pest e una Gibson 339 evocano un certo spirito decadentista tramite dissonanze, feedback e riverberi. I vari frammenti audio dei film sono stati, invece, registrati con il telefono di Alessandra Novaga.
Uno di questi l’incipit di “Fassbinder Wunderkammer”: Veronika Voss. La voce della protagonista dell’omonimo film (1982) di Rainer Werner Fassbinder apre il lato A. L’inizio della sua fine o il primo film visto da una giovane chitarrista. Con Frankfurter Out Of Tune cominciano, invece, le rivisitazioni dei temi firmati da Peer Raben. L’alternanza di stridori e arpeggi conduce alla più melodica L.M., divisa in due parti, prima di divenire ambigua malinconia con Der Amerikanische Soldat e Serenade.
Un’atmosfera notturna avvolge il lato B, introdotto da un’altra voce femminile, Lola, protagonista della pellicola dal medesimo nome (1981). Timido l’arpeggio di Goetter Der Pest. È, però, la vaporosa digressione Berlin Alexanderplatz l’acme dell’album. Se Franz B. è in scia alla precedente traccia, la nenia Each Man Kills The Thing He Loves si risolve in un divertissement vocale, un modo per ricordare la scenografia surreale dell’ultima opera del regista di Monaco di Baviera, “Querelle De Brest” (1982)." Marco Ferretti, Souterraine, 2017.
"(...) La terza opera della chitarrista Alessandra Novaga, è un superbo viaggio/montaggio, dentro e fuori il corpo filmico di Rainer Werner Fassbinder.
Undici composizioni, per chitarra (acustica/elettrica), ronzamenti d'ampli, estratti audio dai film del regista tedesco, nastri manipolati.
Un lento flusso immerso nell'ultima luce del crepuscolo, con le prime lampadine che si accendono nelle case a rischiarar l'odore dei sogni.
L'esposizione di un mondo complesso, ispido, carnale, doloroso e a braccia aperte/petto in fuori, nei confronti di ciò che arriverà a breve.
L'esser causa di ciò che avviene.
Significati, sottintesi, umana empatia, isolamenti assortiti ed istanti di silenzio, gonfi all'inverosimile di infatuazioni e speranze, che le parole non riescono a contenere o esplicare.
Gli occhi verso il sole, socchiusi, le dita che tamburellano sopra le palpebre, occasione gratis per immaginar un mondo altro.
C'è l'evento sublime chiamato amore in tutto questo." Marco Carcasi, Kathodik, 2017.
"(...) Rainer Werner Fassbinder è stato un regista molto amato dalle generazioni passate, poi, forse, col tempo il suo cinema è stato dimenticato con l’arrivo di altri artisti e di linguaggi aggiornati a questi tempi. Ci sta, ma la Storia è ciclica e di certo, rivisti oggi, i suoi film danno l’impressione di essere provocatori e potenti, ma allo stesso tempo ingenui e dis-umani (e per me tutto ciò è assoluto sinonimo di qualità). Così deve aver pensato, mi piace immaginare, Alessandra Novaga, che non fa mistero di essersi ispirata alle pellicole – che ha amato molto – di Fassbinder e alle composizioni di Peer Raben, storico collaboratore del cineasta. Posto che la lezione dell’autore di “Marta” e “Berlin Alexanderplatz” non si è affatto esaurita e posto che la Novaga continua per la propria strada non seguendo alcuna moda in particolare, rimangono solo (si fa per dire) quelle pellicole e questo disco, da ascoltare con le finestre idealmente chiuse e la luce fioca di un abat-jour a dare quel necessario mood umbratile che viene naturale associargli. “L.M.” è vibrante ed “hendrixiana”, ed è come se fosse suonata senza palco: musica stellare e tutta mentale, come mentale risulta la prova rarefatta e vaporosa di “Berlin Alexanderplatz”, mentre “Frankfuter Out Of Tune” è puro spleen tra blues e reminiscenze slow-core. La finale “Each Man Kills The Thing He Loves” si risolve in un divertissement ambientale di stampo lo-fi che prova a stemperare l’atmosfera plumbea dell’insieme.
Fassbinder Wunderkammer è insomma l’ideale stanza delle passioni della Novaga, artista che in punta di piedi sforna dischi delicati, forti, appassionati. Come già avvenuto per lo splendido Movimenti Lunari, anche il nuovo album mostra ottime qualità espressive e intima voglia di provare empatia con l’ascoltatore più esigente. Bentornata." Maurizio Inchingoli, The New Noise, 2017.
"(...) Oi Amici! Torno a segnalare dopo un inizio anno passato pensando ad altro. Andiamo a Milano per ascoltare la nuova usicita di Alessandra Novaga, chitarrista sperimentale dall’indubbio talento.
L’opera in questione, fuori per la storica etichetta Setola di Maiale, è un insieme di rivisitazioni di musiche di Peer Raben per il cinema del regista tedesco R.W. Fassbinder. Opera sicuramente interessante quanto difficile ed esclusiva per i riferimenti culturali che l’attraversano.
La musica è un collage di rumori, poche note e tanta intensità condensate in una chitarra dal suono lo-fi ed essenziale, quasi primitivo nel suo propagarsi delicato e intenso allo stesso tempo. Un’opera, insomma, tutta da scoprire così come gli altri lavori della Novaga e del regista tedesco, oggetto del lavoro." Aaron Giazzon, Musica Difficile Italiana, 2017.
"(...) Assieme a Herzog e Wenders, Rainer Werner Fassbinder è stato uno dei registi tedeschi più importanti della sua generazione, benché molto più (ri)conosciuto nella cerchia dei cinefili che presso il grande pubblico. La sua breve ma intensissima carriera cinematografica, stroncata da un’overdose nel 1982, si è sempre distinta per il forte impegno politico e la critica feroce alla storia recente della Germania: questioni la cui urgenza ha sempre prevaricato la ricerca di una propria inconfondibile estetica visiva, nel suo caso molto più vicina al teatro che alla settima arte.
Di conseguenza l'ipotetica “camera delle meraviglie” del regista non ospiterebbe immagini commoventi e dischi dalle atmosfere immaginifiche: semmai, all'opposto, un senso di abbandono e distacco emotivo, lo spirito decadentista degli outsider cui Fassbinder ha dato voce, mostrandone il lato gentile al pari di quello patetico.
Per molti versi, quindi, risulta difficile interpretare in musica un’opera dal realismo così strenuo, di certo non caratterizzata da forti suggestioni musicali paragonabili a quelle dei Popol Vuh o di Ry Cooder. Era necessario che tale sfida venisse raccolta adottando un approccio sperimentale, volto a restituire liberamente i sottili tratti di questa poetica militante.
La chitarra di Alessandra Novaga è in grado di cogliere queste sfumature in maniera imprevedibile attraverso una mistura variabile di riverberi, feedback, scordature e dissonanze deformanti: rimaneggiando alcuni temi composti da Peer Raben per il regista tedesco, le atmosfere blues-rock si fanno ancor più solitarie e solipsistiche, scarnificate per aderire del tutto a una visione del mondo problematica ed essenzialmente fatalista.
Un lamentoso archetto solca la melodia di “Lili Marleen” dall’omonima pellicola (“L.M. #1”), trasfigurata poco dopo da una distorsione hendrixiana; la serenata di “Lola” si apre su una scala discendente nettamente scandita, introducendo una ballata in tonalità minore che oggi rievoca la “Bang Bang” del sanguinoso dittico tarantiniano. Uno squisito arpeggio classico viene incluso in rappresentanza del gangster movie “Dei della peste”, mentre si gioca sul pedale del volume il momento di massima astrazione dedicato alla serie tv “Berlin Alexanderplatz", diafana divagazione dalle tinte quasi aliene.
Infine, un pizzicato in clean pone la fragile base per la nenia “Each Man Kills The Thing He Loves”, con un collage della versione originariamente cantata da Jeanne Moreau in “Querelle”, l’ultimo lungometraggio realizzato nel 1982.
Almeno in Italia, tale corpus filmico ci è pervenuto principalmente dalle trasmissioni notturne del Fuori Orario ghezziano, in pratica inservibili senza un buon vecchio videoregistratore: è da questo medium atemporale che si manifestano le voci degli anti-eroi di Fassbinder, costretti tra i nastri usurati di decennali Vhs, magari resuscitate sullo schermo convesso di un Grundig riposto in cantina.
Sembra essere questo l'unico habitat ideale per le figure tragiche di Effi Briest, Franz Biberkopf, Veronika Voss e Petra Von Kant, che come fantasmi – inosservati e impercettibili – attraversano i frammenti sonori di questa coraggiosa incisione, degna delle compagini internazionali documentate da label come Kye ed Erstwhile." Michele Palozzo, Onda Rock, 2017.
"(...) Ancora Germania e figli del mondo maledetti nel nuovo LP della chitarrista Alessandra Novaga. Questa volta la milanese si concentra sulla figura ispiratrice del regista Rainer Werner Fassbinder e del suo confezionatore di soundtrack, Peer Raben. Fassbinder Wunderkammer è un personale tentativo di rielaborare con il proprio istinto e le proprie armi il carattere contrastante dei due riferimenti tedeschi: Fassbinder resta nel ricordo come un regista inquieto, catalizzatore politico e sociale dei disadattati, mentre Raben ha assecondato questa aggressività con musiche per films dal sapore disilluso, nelle orme della dolce mestizia di Brecht, in una categoria per colonne sonore nettamente contrapposta a quella di un Morricone o di un Herrmann. Si trattava di un neo realismo musicale su cui c'era già molta documentazione sonora in Europa, quello su cui Raben costruì l'amarezza di contrasto alle situazioni di Fassbinder. La Novaga acquisisce questo patrimonio e cerca di trasferire questi sentimenti miscelando motivi noti, elettroacustica (con interludi formati da spezzoni dei films opportunamente manipolati) ed avance chitarristica; così che Lola ne esce travolta rispetto all'originale, mentre la chitarra si deforma nelle sonorità di un violoncello amplificato in L.M.#1; oppure tende a combinazioni inedite come le distorsioni alla Hendrix e il liminale carillon di L.M.#2, o instaurando una sovrapposizione in arpeggio in Serenade, che contrasta un andamento atonale. Persino Each man kills the thing he loves di Jeanne Moreau, viene spiritata come in una versione da White light/white heat. Il fascino di Fassbinder Wunderkammer sta, dunque, nella sua veste, che omaggia quel tratto tedesco, ma allunga anche il tiro sui rivolgimenti sonori di Alessandra." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
"(...) Als Wunderkammer bezeichnet man gemeinhin eine Sammlung verschiedener Artefakte, die nicht zwingend in einem streng geordneten, musealen Sinn zusammengestellt wurde. Als Sammlung verschiedener Artefakte – namentlich seine Filme, Bühnenstücke, Hörspiele aber auch Schauspielleistungen - kann man das Werk von RAINER WERNER FASSBINDER natürlich durchaus bezeichnen, wenn man will. Vielmehr kann man den Titel des Albums „Fassbinder Wunderkammer“ von ALESSANDRA NOVAGA allerdings als Mittel dazu sehen, wirksam den Gedanke zu zerstreuen, man wolle sich dem gesamten Wirken FASSBINDERS quasi museal geordnet widmen. Tatsächlich geht es ALESSANDRA NOVAGA mehr um eine Annäherung an das Werk des 1982 verstorbenen FASSBINDERS, die mittels musikalischer Schlaglichter erreicht werden soll. Dabei orientiert sich die italienische Musikerin an dem Schaffen von PEER RABEN, dem langjährigen musikalischen Partner FASSBINDERS.
Herausgekommen ist ein allein auf der Gitarre basierendes Album, die allerdings nicht nur konventionell, sondern vor allem auch experimentell eingesetzt wird. Das Album folgt dabei einer recht strengen Logik, indem sich experimentelle Stücke bzw. Soundcollagen mit Gitarrenminiaturen abwechseln. Der direkte, manchmal spröde, minimalistische Klang, die Art wie die Stücke gespielt und umgesetzt werden weckt tatsächlich das Bild der Zeit vom Ende der 60er Jahre bis zum Anfang der 80er Jahre, illustriert allerdings auch den konzentrierten Blick FASSBINDERS in Bezug auf seine Stoffe und seine Regie. Den Schwerpunkt, was die Betrachtung des Werks von FASSBINDER angeht, legt ALESSANDRA NOVAGA dabei verstärkt auf die letzte Schaffensperiode von 1980-1982. Mit „Götter der Pest“ und „Der amerikanische Soldat“ wurden allerdings auch Bühnenstücke/Filme aus dem Anfang der Karriere FASSBINDERS einbezogen.
Wie oben erwähnt folgt das Album einer strengen Ordnung. Dem aus geloopten Stimm-Samples und einigen Klangzusätzen bestehenden „Veronika Voss“ folgt das intime Gitarrenstück „Frankfurter Out Of Tune“. Die Melodie des altbekannten Stücks „Lili Marleen“ wird daraufhin zweimal als Grundlage für kratzige und verzogene Gitarrenexperimente mit Geigenbogen und Effekteinsatz hinzugezogen. Die beiden Stücke werden lediglich durch die wiederum melancholische Gitarrenminiatur „Der amerikanische Soldat“ unterbrochen. Ebenso fällt das letzte Stück der A-Seite „Serenade“ aus.
Die B-Seite beginnt wiederum mit geloopten Stimm-Samples aus „Lola“ die allerdings stärker durch die Effektmaschinen gezerrt werden als es noch beim Opener der Fall war. Sucht man den Bezugspunkt dieses Klanggeschehens zum Werk von FASSBINDER, so kann man vielleicht auf die Soundexperimente in „Die Ehe der Maria Braun“ hinweisen, die nicht Selbstzweck waren, sondern die Aussage des Films verstärken sollten. Mit „Götter der Pest“ folgt wieder ein kurzes Gitarrenstück, bevor der Hörer auf den Alexanderplatz nach Berlin zu zwei weiteren Stücken des Albums geführt wird. Zunächst folgt wieder eine mit Stimm-Samples ausgestattete Sound-Collage bevor die Gitarre fast wie ein Synthesizer eingesetzt wird, um eine sanft schwebende Atmosphäre zu erzeugen. Das zweite Stück ist wiederum eine Gitarrenminiatur, die in verzerrten Klängen ausläuft.
Am Schluss steht schließlich „Each Man Kills The Thing He Loves“ aus dem Film „Querelle“ nach einem Roman von JEAN GENET. Der Song basiert auf einem Text von OSCAR WILDE, wobei heute kaum zu glauben ist, dass das Stück für eine goldene Himbeere als schlechtester Filmsong im Jahr 1983 nominiert war. Mittlerweile wurde das Stück – im Original von JEANNE MOREAU gesungen – von u.a. GAVIN FRIDAY, LAIBACH oder SPIRITUAL FRONT gecovert und von DEATH IN JUNE als Sample verwendet. Ohnehin sollte man bei der Rezeption von DEATH IN JUNE das Werk FASSBINDERS, seine Themen, die Brüche und auch die Skandale niemals außen vor lassen. ALESSANDRA NOVAGA bedient mit ihrer Bearbeitung von „Each Man Kills The Thing He Loves“ allerdings nicht die Erwartung, hier einen netten Song an das Ende des Albums zu stellen. Vielmehr wird der Song – der einzige übrigens mit Gesang der Musikerin – in einer am Ende verzerrten sich selbst überlagernden Version dargebracht.
Letztlich gelingt es ALESSANDRA NOVAGA recht gut, das Werk FASSBINDERS auf ihre Art musikalisch zu beleuchten. Die Art und Weise der Umsetzung passt ohne Frage und die Musik wäre tatsächlich auch als Soundtrack geeignet. Sie verlangt allerdings auch die Fähigkeit und letztlich das Wollen des Hörers, sich auf diese doch recht spezielle Soundlandschaft einzulassen." Tony F., NonPop, 2017.
"(...) La musicienne italienne Alessandra Novaga rend un hommage poignant au fantastique cinéaste R.W. Fassbinder, avec la sortie de son nouvel album Fassbinder Wunderkammer.
Toute en tensions retenues, Alessandra Novaga retranscrit ses impressions et son ressenti face aux images véhiculées par le cinéma du réalisateur allemand, à coups de guitares subtiles aux balancements expérimentaux, s’appuyant sur les travaux du compositeur Peer Raben.
Transgressant les originaux à coups de pédales et d’effets divers, la compositrice déshabille l’oeuvre pour lui insuffler une vie de chair et de sang proche des écorchures existentielles développées tout au long de l’oeuvre de R.W. Fassbinder.
Fassbinder Wunderkammer rejoint donc l’essence même du cinéma auquel il est censé rendre hommage, jouant avec les dissonances et les accrocs, les mélodies et les déviances, en toute simplicité, qui sous couvert de minimalisme atteint des cimes d’intensité. Très fortement recommandé." Roland Torres, Silence And Sound, 2017.
LATO UNO
01 _ Veronika Voss 2:24
02 _ Frankfurter Out Of Tune 2:11
03 _ L.M. #1 3:24
04 _ Der Amerikanische Soldat 1:58
05 _ L.M. #2 3:20
06 _ Serenade 3:48
LATO DUE
01 _ Lola 2:25
02 _ Götter Der Pest 2:50
03 _ Berlin Alexanderplatz 7:01
04 _ Franz B. 4:07
05 _ Each Man Kills The Things He Loves 4:54
(C) + (P) 2017
SOLD OUT
LP
Alessandra Novaga _ guitars _ tape recorder _ voice
This new unmissable album of the Italian guitarist is published as a vinyl LP. From the words of Alessandra: "This record is about R.W. Fassbinder and his cinema. Fassbinder has been an extremely prolific auteur creating close to forty films in the course of 36 year of a dramatically intense life characterized by nearly superhuman activity and a desperate search for affirmation and acceptance. In his films, he took on different genres, from the gangster movie, to a brave examination of the Nazi period still too recent for the Germans, to a more bourgeois cinema in which he cast a light unto human relations, which he regarded as characterized by bullying, psychological violence, a desperate need for love. The music for all of his films was composed by Peer Raben and it adheres so closely to the atmospheres of Fassbinder’s cinema that I always think of the two men as a single person. After years of turning around this idea, finally here’s a record in which coexist many different energies and forms. It collects arrangements of some of Peer Raben’s wonderful themes, which have been my main source of inspiration, and sets about a journey through the many identities Fassbinder was able to embody with his unique voice."
For more info: www.alessandranovaga.com
"(...) Fassbinder Wunderkammer is in the 2017 top ten of Spencer Grady on the british Jazzwise"
"(...) La musicienne italienne Alessandra Novaga rend un hommage poignant au fantastique cinéaste R.W. Fassbinder, avec la sortie de son nouvel album Fassbinder Wunderkammer.
Toute en tensions retenues, Alessandra Novaga retranscrit ses impressions et son ressenti face aux images véhiculées par le cinéma du réalisateur allemand, à coups de guitares subtiles aux balancements expérimentaux, s’appuyant sur les travaux du compositeur Peer Raben.
Transgressant les originaux à coups de pédales et d’effets divers, la compositrice déshabille l’oeuvre pour lui insuffler une vie de chair et de sang proche des écorchures existentielles développées tout au long de l’oeuvre de R.W. Fassbinder.
Fassbinder Wunderkammer rejoint donc l’essence même du cinéma auquel il est censé rendre hommage, jouant avec les dissonances et les accrocs, les mélodies et les déviances, en toute simplicité, qui sous couvert de minimalisme atteint des cimes d’intensité. Très fortement recommandé." Roland Torres, Silence And Sound, 2017.
"(...) Als Wunderkammer bezeichnet man gemeinhin eine Sammlung verschiedener Artefakte, die nicht zwingend in einem streng geordneten, musealen Sinn zusammengestellt wurde. Als Sammlung verschiedener Artefakte – namentlich seine Filme, Bühnenstücke, Hörspiele aber auch Schauspielleistungen - kann man das Werk von RAINER WERNER FASSBINDER natürlich durchaus bezeichnen, wenn man will. Vielmehr kann man den Titel des Albums „Fassbinder Wunderkammer“ von ALESSANDRA NOVAGA allerdings als Mittel dazu sehen, wirksam den Gedanke zu zerstreuen, man wolle sich dem gesamten Wirken FASSBINDERS quasi museal geordnet widmen. Tatsächlich geht es ALESSANDRA NOVAGA mehr um eine Annäherung an das Werk des 1982 verstorbenen FASSBINDERS, die mittels musikalischer Schlaglichter erreicht werden soll. Dabei orientiert sich die italienische Musikerin an dem Schaffen von PEER RABEN, dem langjährigen musikalischen Partner FASSBINDERS.
Herausgekommen ist ein allein auf der Gitarre basierendes Album, die allerdings nicht nur konventionell, sondern vor allem auch experimentell eingesetzt wird. Das Album folgt dabei einer recht strengen Logik, indem sich experimentelle Stücke bzw. Soundcollagen mit Gitarrenminiaturen abwechseln. Der direkte, manchmal spröde, minimalistische Klang, die Art wie die Stücke gespielt und umgesetzt werden weckt tatsächlich das Bild der Zeit vom Ende der 60er Jahre bis zum Anfang der 80er Jahre, illustriert allerdings auch den konzentrierten Blick FASSBINDERS in Bezug auf seine Stoffe und seine Regie. Den Schwerpunkt, was die Betrachtung des Werks von FASSBINDER angeht, legt ALESSANDRA NOVAGA dabei verstärkt auf die letzte Schaffensperiode von 1980-1982. Mit „Götter der Pest“ und „Der amerikanische Soldat“ wurden allerdings auch Bühnenstücke/Filme aus dem Anfang der Karriere FASSBINDERS einbezogen.
Wie oben erwähnt folgt das Album einer strengen Ordnung. Dem aus geloopten Stimm-Samples und einigen Klangzusätzen bestehenden „Veronika Voss“ folgt das intime Gitarrenstück „Frankfurter Out Of Tune“. Die Melodie des altbekannten Stücks „Lili Marleen“ wird daraufhin zweimal als Grundlage für kratzige und verzogene Gitarrenexperimente mit Geigenbogen und Effekteinsatz hinzugezogen. Die beiden Stücke werden lediglich durch die wiederum melancholische Gitarrenminiatur „Der amerikanische Soldat“ unterbrochen. Ebenso fällt das letzte Stück der A-Seite „Serenade“ aus.
Die B-Seite beginnt wiederum mit geloopten Stimm-Samples aus „Lola“ die allerdings stärker durch die Effektmaschinen gezerrt werden als es noch beim Opener der Fall war. Sucht man den Bezugspunkt dieses Klanggeschehens zum Werk von FASSBINDER, so kann man vielleicht auf die Soundexperimente in „Die Ehe der Maria Braun“ hinweisen, die nicht Selbstzweck waren, sondern die Aussage des Films verstärken sollten. Mit „Götter der Pest“ folgt wieder ein kurzes Gitarrenstück, bevor der Hörer auf den Alexanderplatz nach Berlin zu zwei weiteren Stücken des Albums geführt wird. Zunächst folgt wieder eine mit Stimm-Samples ausgestattete Sound-Collage bevor die Gitarre fast wie ein Synthesizer eingesetzt wird, um eine sanft schwebende Atmosphäre zu erzeugen. Das zweite Stück ist wiederum eine Gitarrenminiatur, die in verzerrten Klängen ausläuft.
Am Schluss steht schließlich „Each Man Kills The Thing He Loves“ aus dem Film „Querelle“ nach einem Roman von JEAN GENET. Der Song basiert auf einem Text von OSCAR WILDE, wobei heute kaum zu glauben ist, dass das Stück für eine goldene Himbeere als schlechtester Filmsong im Jahr 1983 nominiert war. Mittlerweile wurde das Stück – im Original von JEANNE MOREAU gesungen – von u.a. GAVIN FRIDAY, LAIBACH oder SPIRITUAL FRONT gecovert und von DEATH IN JUNE als Sample verwendet. Ohnehin sollte man bei der Rezeption von DEATH IN JUNE das Werk FASSBINDERS, seine Themen, die Brüche und auch die Skandale niemals außen vor lassen. ALESSANDRA NOVAGA bedient mit ihrer Bearbeitung von „Each Man Kills The Thing He Loves“ allerdings nicht die Erwartung, hier einen netten Song an das Ende des Albums zu stellen. Vielmehr wird der Song – der einzige übrigens mit Gesang der Musikerin – in einer am Ende verzerrten sich selbst überlagernden Version dargebracht.
Letztlich gelingt es ALESSANDRA NOVAGA recht gut, das Werk FASSBINDERS auf ihre Art musikalisch zu beleuchten. Die Art und Weise der Umsetzung passt ohne Frage und die Musik wäre tatsächlich auch als Soundtrack geeignet. Sie verlangt allerdings auch die Fähigkeit und letztlich das Wollen des Hörers, sich auf diese doch recht spezielle Soundlandschaft einzulassen." Tony F., NonPop, 2017.
"(...) Musica e cinema, due mondi che per molti artisti vivono in simbiosi, l’uno non può fare a meno dell’altro e a volte il cortocircuito che scatta ha del prodigioso, come in ‘Fassbinder Wunderkammer’ un’autentica ‘camera delle meraviglie’ che per Alessandra Novaga è forse più che un sentito omaggio all’adorato regista tedesco, scomparso giovanissimo dopo una carriera folgorante e prolifica come poche. Questo disco è un gesto d’amore, lo si intuisce fin dalla copertina (uno scatto di Laila Pozzo) che su uno sfondo rosa cattura dentro un televisore, un immortale fotogramma del regista tratto da ‘Germania in Autunno’ nel preciso momento in cui solleva la cornetta del telefono per sentirsi dire che Andreas Baader, Gundrun Ensslin e Jan-Carl Raspe della RAF sono stati ‘suicidati’ nel carcere di Stammhein. Un momento cruciale e forse definitivo punto di non ritorno, per la convulsa Germania dei 70. E per Alessandra Novaga, che viene dalla musica classica, dopo un già illuminante ‘Movimenti Lunari’ (Blume 2016) può essere un importante punto di svolta, segnato dal bisogno di uscire dai confini delle partiture classiche, per entrare in un mondo forse meno rassicurante e più imprevedibile, ma di certo non meno ricco di stimoli, intuizioni, avventure. E allora come non misurarsi con le seducenti musiche di Peer Raben con quelle particolari melodie riconoscibili tra mille, che ha composto tutte le musiche dei film di Fassbinder? Alessandra prova così a metterci mano per adattarle alle sue tre fiammanti chitarre: una vecchissima e inaccordabile Framus degli anni 40, un’altra classica e una Gibson ES 339. Quel che ne esce è assai personale e funge anche da summa delle sue esperienze strumentali, dove quelli che appaiono frammenti sonori, scorrono in realtà come un unico flusso di coscienza, tra inserti originali: Veronika Voss, Lola, chitarre dolenti degne di Loren Connors: Der Amerikanische Soldat, poco meno di due minuti che potrei ascoltare all’infinito, e poi la struggente Serenade, e ancora le corde che si increspano nervose e dissonanti nelle cruciali Berlin Alexanderplatz e Franz B, le due mirabili parti (per audacia strumentale) di Lili Marlene, quasi un incrocio tra Hendrix e Marc Ribot, per chiudere con una Each Man Kills The Thing He Loves (si quella cantata dalla divina Jeanne Moreau in ‘Querelle de Brest’) con la voce della chitarrista che entra nell’ampli attraverso un walkman, un voluto lo-fi che da suono dissonante si fa infine silenzio. C’è pelle e anima in questo disco, c’è struggimento e passione, un mondo organico, dolente e vulnerabile, che da qualche parte si ostina ancora a pulsare. (8)" Gino Dal Soler, Blow Up, 2017.
"(...) Potrei starmene seduto in qualsiasi posto. Mi basterebbe chiudere gli occhi e il suono mi trasporterebbe comunque in un luogo ben preciso, un enorme e vasto spazio chiamato Alexanderplatz. Il mio sguardo riuscirebbe a vedere quella manciata di gente nella profondità del silenzio che ancora vaga nella memoria di molti, gente innamorata di una visione filmica a cui non si sottrae neppure Alessandra Novaga che a R. W. Fassbinder dedica il suo ultimo, splendido vinile. Acoltando le varie tracce si torna a percepire una sorta di tardo sturm und drang pulsante di passione ed eterna riconoscenza per chi ci ha insegnato come vivere se non si vuole morire..." Mirco Salvadori, Rockerilla, 2017.
"(...) Muove dall'adolescenza, l'amore di Alessandra Novaga, musicista classica attratta dalla sperimentazione, per il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder; oggi, l'eccellente compositrice, quell'amore lo dichiara con undici movimenti - registrazioni con l'ausilio di chitarre (elettriche e classiche), loop e nastri manipolati - liberamente ispirati (d)ai temi che Peer Raben ha composto per le colonne sonore del maestro tedesco. Fassbinder Wunderkammer (disponibile in 300 copie viniliche per l'etichetta Setola di Maiale) e 'lavoro molto diverso dal precedente album Movimenti Lunari, beneficia, tuttavia, di un'identica impostazione che trasmette perfettamente il senso di decadenza e realismo propri di Dei della Peste e Querelle attraverso avanguardistici riverberi, magnetiche dissonanze e sorprendenti atmosfere acustiche." Gabriele Pescatore, Mucchio Selvaggio, 2017.
"(...) Il cabaret nero dell’avanguardia che Rainer Werner Fassbinder mette in scena è incarnato profondamente nella gestualità e nella drammaturgia esasperata del teatro. Non a caso il regista e scrittore tedesco si ispira direttamente alla corrente espressionista di Bertold Brecht per poi aprirsi alle nuove esigenze espressive del Nuovo cinema tedesco. Il suo è espressionismo antagonista di tutto ciò che ha ordine e conformità, un espressionismo di asperità sovversiva e indomita ribellione, di inquieta e avida ricerca piena di consapevolezza e dolore nichilista. Ma usiamo il massimo del rispetto nei confronti di Fassbinder lambendolo solo trasversalmente, magari incuriosendo chi non ne sapesse abbastanza ad approfondire quanto prima la sua estetica e la sua filmografia. Narriamolo solo idealmente attraverso il lavoro di Alessandra Novaga che lo prende a ideale d’ispirazione.
Questo è un disco incredibilmente ispirato e come la scintillante potenza di tutte le cose ispirate è prepotentemente pieno della personalità e delle attitudini di chi lo ha creato. L’ispirazione crea, apre nuove porte è avanguardia pura. Tutto il resto è cornice. La Wunderkammer (potremmo tradurre il termine come camera delle meraviglie) è profondamente intimista, onirica, capace di restituire riflessi deformi e vibranti, si nutre di spiragli e di alternanze che regolano l’intensità della luce per flirtare con le ombre. E’ un po’ la camera in cui ci si osserva, ci si ascolta in un turbinio di pensieri che alterano sogno e realtà, voglia di evadere, perseveranza nel resistere, trasformismo come gesto teatrale spietato… la consapevolezza di indossare una maschera per non poter fuggire. In questa alenov5camera si specchiano tutti i personaggi creati da Fassbinder. Si rispecchia Alessandra Novaga. Il procedere fuori da ogni controllo e da ogni progettualità preventiva è l’unica regola che vige sovrana in questa stanza.
Veronica Voss sembra voler districare il filo di un’identità perduta con il loop del nastro che introduce la protagonista dell’omonimo primo film di RWF. Tra alternanza di arpeggi e stridori delle corde per mezzo di archetti o svariati stratagemmi di amplificazione si ha un’idea di esplorazione intensa, accorata, nervosa, travagliata ma anche lucidamente disincantata, a tratti dissacrante e iperbolica. Cristallina impalpabilità per Goetter der Pest e Der Amerikanische Soldat e una serie di stratificazioni spastiche, di processi sonori che descrivono meticolosamente la propagazione, il respiro vibrazione che spazia nell’etere per entrare nella complessa poetica di Berlin Alexanderplatz e Franz B., tratti dalla stessa serie. Gli undici pezzi esplorano l’intensità emotiva degli stati d’animo attraverso l’associazione con il suono materia che si autoalimenta e si autotrasforma per mezzo dell’energia. Idea di potenziale in continua trasformazione regolato da forze cosmiche, il misticismo spirituale del divenire.
Una ciclicità che si chiude con il tributo a "Querelle de Brest", Each Man Kills The Thing He Loves è affidata al sussurro, alla voce trafitta da feedback e interferenze. E ci riporta a quella scenografia surreale in cui si muove il carrozzone di esistenze in cerca di identità. Le tematiche tratte da "Lola": Lola e Serenade richiamano ancora una volta il fascino perverso dell’ambiguità, lo sgargiante potere evocativo e visionario dei contrasti. La clessidra dell’implacabilità spazio tempo si dissolve in un unicum di flashback puramente introspettivi con i due spezzoni di L.M. (Lili Marlene) che non si ispirano a Peer Raben ma rivisitano un immaginario di simbolismi che possono tradursi in un appassionato omaggio all’audacia sperimentale con la quale l’essere umano è chiamato a mettersi in scena, a reinventarsi in continui e repentini cambi di sceneggiatura che equiparano il dramma teatrale al paradosso magnifico e terrificante della vita in balia della fatalità." Romina Baldoni, Distorsioni, 2017.
"(...) Quaranta film in trentasei anni di vita. Nel corso della sua breve ma intensa carriera, stroncata da un’overdose di cocaina, Rainer Werner Fassbinder è stato un regista prolifico, esponente di spicco del nuovo cinema tedesco durante gli anni Settanta, abile nel rivisitare gli orrori del periodo nazista e narrare sia il miracolo economico della Germania che il terrorismo della Raf. E per farlo è ricorso a qualsiasi stratagemma, dalla formalità di un cinema da camera al racconto in scatole cinesi.
Un artista a tutto tondo, educato all’espressionismo di Bertold Brecht e alla gestualità del teatro, attore outsider e sceneggiatore precoce, capace di affrontare generi diversi, al cui centro gravitano rapporti umani conflittuali, logori o violenti all’interno di un’Europa alle prese con una guerra di nervi, soltanto fredda e mai realmente combattuta. L’inquieto Rainer Werner Fassbinder è stato molto amato dalle generazioni passate e oggi, forse, un po’ dimenticato dalle attuali. Un cineasta da riscoprire.
Il concept album “Fassbinder Wunderkammer” (2017) di Alessandra Novaga una piccola occasione per ripercorrere le tappe e, soprattutto, rileggere alcuni titoli della sua cinematografia, musicata in maggioranza da Peer Raben. Le colonne sonore del compositore tedesco hanno da sempre affascinato la chitarrista dalla formazione classica, allieva di Oscar Ghiglia alla Musikhochschule FHNW di Basilea, incline a differenti forme di improvvisazione e interessata alle partiture grafiche.
Il successore de “La Chambre Des Jeux Sonores” (2014) e di “Movimenti Lunari” (2016) è un lavoro dal non facile approccio culturale, compilativo e, soprattutto, personalissimo. I personaggi di Rainer Werner Fassbinder prendono vita nella mente di Alessandra Novaga, così come nel suo orecchio ristagnano gli arrangiamenti di Peer Raben. Netta la sovrapposizione tra musica e immagini. Affascinante la delicata trasposizione delle derivanti emozioni, filtrate dall’inconscio di una vera appassionata.
Pubblicato da Setola Di Maiale, un’etichetta dedicata a musiche non convenzionali, “Fassbinder Wunderkammer” è un insieme di rivisitazioni da ascoltare con attenzione, per coglierne vecchie e nuove sfumature. Una manciata di note, grande intensità, la chitarra e la voce di Alessandra Novaga le uniche attrici accreditate. La sua ‘camera delle meraviglie’ è scarna, essenziale, talvolta abitata da ombre e altre figure mascherate. Una sorta di osservatorio sull’arte spietata del regista tedesco.
Per coglierla è stato necessario un modus operandi tanto sperimentale quanto pratico, tale da consegnare all’ascoltatore una duplice visione. L’efficacia dello strumento a corde giace nella sua stessa semplicità di utilizzo. Un’inaccordabile Framus degli anni Quaranta, una chitarra classica per la solitaria Götter Der Pest e una Gibson 339 evocano un certo spirito decadentista tramite dissonanze, feedback e riverberi. I vari frammenti audio dei film sono stati, invece, registrati con il telefono di Alessandra Novaga.
Uno di questi l’incipit di “Fassbinder Wunderkammer”: Veronika Voss. La voce della protagonista dell’omonimo film (1982) di Rainer Werner Fassbinder apre il lato A. L’inizio della sua fine o il primo film visto da una giovane chitarrista. Con Frankfurter Out Of Tune cominciano, invece, le rivisitazioni dei temi firmati da Peer Raben. L’alternanza di stridori e arpeggi conduce alla più melodica L.M., divisa in due parti, prima di divenire ambigua malinconia con Der Amerikanische Soldat e Serenade.
Un’atmosfera notturna avvolge il lato B, introdotto da un’altra voce femminile, Lola, protagonista della pellicola dal medesimo nome (1981). Timido l’arpeggio di Goetter Der Pest. È, però, la vaporosa digressione Berlin Alexanderplatz l’acme dell’album. Se Franz B. è in scia alla precedente traccia, la nenia Each Man Kills The Thing He Loves si risolve in un divertissement vocale, un modo per ricordare la scenografia surreale dell’ultima opera del regista di Monaco di Baviera, “Querelle De Brest” (1982)." Marco Ferretti, Souterraine, 2017.
"(...) La terza opera della chitarrista Alessandra Novaga, è un superbo viaggio/montaggio, dentro e fuori il corpo filmico di Rainer Werner Fassbinder.
Undici composizioni, per chitarra (acustica/elettrica), ronzamenti d'ampli, estratti audio dai film del regista tedesco, nastri manipolati.
Un lento flusso immerso nell'ultima luce del crepuscolo, con le prime lampadine che si accendono nelle case a rischiarar l'odore dei sogni.
L'esposizione di un mondo complesso, ispido, carnale, doloroso e a braccia aperte/petto in fuori, nei confronti di ciò che arriverà a breve.
L'esser causa di ciò che avviene.
Significati, sottintesi, umana empatia, isolamenti assortiti ed istanti di silenzio, gonfi all'inverosimile di infatuazioni e speranze, che le parole non riescono a contenere o esplicare.
Gli occhi verso il sole, socchiusi, le dita che tamburellano sopra le palpebre, occasione gratis per immaginar un mondo altro.
C'è l'evento sublime chiamato amore in tutto questo." Marco Carcasi, Kathodik, 2017.
"(...) Rainer Werner Fassbinder è stato un regista molto amato dalle generazioni passate, poi, forse, col tempo il suo cinema è stato dimenticato con l’arrivo di altri artisti e di linguaggi aggiornati a questi tempi. Ci sta, ma la Storia è ciclica e di certo, rivisti oggi, i suoi film danno l’impressione di essere provocatori e potenti, ma allo stesso tempo ingenui e dis-umani (e per me tutto ciò è assoluto sinonimo di qualità). Così deve aver pensato, mi piace immaginare, Alessandra Novaga, che non fa mistero di essersi ispirata alle pellicole – che ha amato molto – di Fassbinder e alle composizioni di Peer Raben, storico collaboratore del cineasta. Posto che la lezione dell’autore di “Marta” e “Berlin Alexanderplatz” non si è affatto esaurita e posto che la Novaga continua per la propria strada non seguendo alcuna moda in particolare, rimangono solo (si fa per dire) quelle pellicole e questo disco, da ascoltare con le finestre idealmente chiuse e la luce fioca di un abat-jour a dare quel necessario mood umbratile che viene naturale associargli. “L.M.” è vibrante ed “hendrixiana”, ed è come se fosse suonata senza palco: musica stellare e tutta mentale, come mentale risulta la prova rarefatta e vaporosa di “Berlin Alexanderplatz”, mentre “Frankfuter Out Of Tune” è puro spleen tra blues e reminiscenze slow-core. La finale “Each Man Kills The Thing He Loves” si risolve in un divertissement ambientale di stampo lo-fi che prova a stemperare l’atmosfera plumbea dell’insieme.
Fassbinder Wunderkammer è insomma l’ideale stanza delle passioni della Novaga, artista che in punta di piedi sforna dischi delicati, forti, appassionati. Come già avvenuto per lo splendido Movimenti Lunari, anche il nuovo album mostra ottime qualità espressive e intima voglia di provare empatia con l’ascoltatore più esigente. Bentornata." Maurizio Inchingoli, The New Noise, 2017.
"(...) Oi Amici! Torno a segnalare dopo un inizio anno passato pensando ad altro. Andiamo a Milano per ascoltare la nuova usicita di Alessandra Novaga, chitarrista sperimentale dall’indubbio talento.
L’opera in questione, fuori per la storica etichetta Setola di Maiale, è un insieme di rivisitazioni di musiche di Peer Raben per il cinema del regista tedesco R.W. Fassbinder. Opera sicuramente interessante quanto difficile ed esclusiva per i riferimenti culturali che l’attraversano.
La musica è un collage di rumori, poche note e tanta intensità condensate in una chitarra dal suono lo-fi ed essenziale, quasi primitivo nel suo propagarsi delicato e intenso allo stesso tempo. Un’opera, insomma, tutta da scoprire così come gli altri lavori della Novaga e del regista tedesco, oggetto del lavoro." Aaron Giazzon, Musica Difficile Italiana, 2017.
"(...) Assieme a Herzog e Wenders, Rainer Werner Fassbinder è stato uno dei registi tedeschi più importanti della sua generazione, benché molto più (ri)conosciuto nella cerchia dei cinefili che presso il grande pubblico. La sua breve ma intensissima carriera cinematografica, stroncata da un’overdose nel 1982, si è sempre distinta per il forte impegno politico e la critica feroce alla storia recente della Germania: questioni la cui urgenza ha sempre prevaricato la ricerca di una propria inconfondibile estetica visiva, nel suo caso molto più vicina al teatro che alla settima arte.
Di conseguenza l'ipotetica “camera delle meraviglie” del regista non ospiterebbe immagini commoventi e dischi dalle atmosfere immaginifiche: semmai, all'opposto, un senso di abbandono e distacco emotivo, lo spirito decadentista degli outsider cui Fassbinder ha dato voce, mostrandone il lato gentile al pari di quello patetico.
Per molti versi, quindi, risulta difficile interpretare in musica un’opera dal realismo così strenuo, di certo non caratterizzata da forti suggestioni musicali paragonabili a quelle dei Popol Vuh o di Ry Cooder. Era necessario che tale sfida venisse raccolta adottando un approccio sperimentale, volto a restituire liberamente i sottili tratti di questa poetica militante.
La chitarra di Alessandra Novaga è in grado di cogliere queste sfumature in maniera imprevedibile attraverso una mistura variabile di riverberi, feedback, scordature e dissonanze deformanti: rimaneggiando alcuni temi composti da Peer Raben per il regista tedesco, le atmosfere blues-rock si fanno ancor più solitarie e solipsistiche, scarnificate per aderire del tutto a una visione del mondo problematica ed essenzialmente fatalista.
Un lamentoso archetto solca la melodia di “Lili Marleen” dall’omonima pellicola (“L.M. #1”), trasfigurata poco dopo da una distorsione hendrixiana; la serenata di “Lola” si apre su una scala discendente nettamente scandita, introducendo una ballata in tonalità minore che oggi rievoca la “Bang Bang” del sanguinoso dittico tarantiniano. Uno squisito arpeggio classico viene incluso in rappresentanza del gangster movie “Dei della peste”, mentre si gioca sul pedale del volume il momento di massima astrazione dedicato alla serie tv “Berlin Alexanderplatz", diafana divagazione dalle tinte quasi aliene.
Infine, un pizzicato in clean pone la fragile base per la nenia “Each Man Kills The Thing He Loves”, con un collage della versione originariamente cantata da Jeanne Moreau in “Querelle”, l’ultimo lungometraggio realizzato nel 1982.
Almeno in Italia, tale corpus filmico ci è pervenuto principalmente dalle trasmissioni notturne del Fuori Orario ghezziano, in pratica inservibili senza un buon vecchio videoregistratore: è da questo medium atemporale che si manifestano le voci degli anti-eroi di Fassbinder, costretti tra i nastri usurati di decennali Vhs, magari resuscitate sullo schermo convesso di un Grundig riposto in cantina.
Sembra essere questo l'unico habitat ideale per le figure tragiche di Effi Briest, Franz Biberkopf, Veronika Voss e Petra Von Kant, che come fantasmi – inosservati e impercettibili – attraversano i frammenti sonori di questa coraggiosa incisione, degna delle compagini internazionali documentate da label come Kye ed Erstwhile." Michele Palozzo, Onda Rock, 2017.
"(...) Ancora Germania e figli del mondo maledetti nel nuovo LP della chitarrista Alessandra Novaga. Questa volta la milanese si concentra sulla figura ispiratrice del regista Rainer Werner Fassbinder e del suo confezionatore di soundtrack, Peer Raben. Fassbinder Wunderkammer è un personale tentativo di rielaborare con il proprio istinto e le proprie armi il carattere contrastante dei due riferimenti tedeschi: Fassbinder resta nel ricordo come un regista inquieto, catalizzatore politico e sociale dei disadattati, mentre Raben ha assecondato questa aggressività con musiche per films dal sapore disilluso, nelle orme della dolce mestizia di Brecht, in una categoria per colonne sonore nettamente contrapposta a quella di un Morricone o di un Herrmann. Si trattava di un neo realismo musicale su cui c'era già molta documentazione sonora in Europa, quello su cui Raben costruì l'amarezza di contrasto alle situazioni di Fassbinder. La Novaga acquisisce questo patrimonio e cerca di trasferire questi sentimenti miscelando motivi noti, elettroacustica (con interludi formati da spezzoni dei films opportunamente manipolati) ed avance chitarristica; così che Lola ne esce travolta rispetto all'originale, mentre la chitarra si deforma nelle sonorità di un violoncello amplificato in L.M.#1; oppure tende a combinazioni inedite come le distorsioni alla Hendrix e il liminale carillon di L.M.#2, o instaurando una sovrapposizione in arpeggio in Serenade, che contrasta un andamento atonale. Persino Each man kills the thing he loves di Jeanne Moreau, viene spiritata come in una versione da White light/white heat. Il fascino di Fassbinder Wunderkammer sta, dunque, nella sua veste, che omaggia quel tratto tedesco, ma allunga anche il tiro sui rivolgimenti sonori di Alessandra." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
SIDE ONE
01 _ Veronika Voss 2:24
02 _ Frankfurter Out Of Tune 2:11
03 _ L.M. #1 3:24
04 _ Der Amerikanische Soldat 1:58
05 _ L.M. #2 3:20
06 _ Serenade 3:48
SIDE TWO
01 _ Lola 2:25
02 _ Götter Der Pest 2:50
03 _ Berlin Alexanderplatz 7:01
04 _ Franz B. 4:07
05 _ Each Man Kills The Things He Loves 4:54
(C) + (P) 2017