MNEMOSINE
DC (Andrea Dicò, Francesco Carbone)
Andrea Dicò _ batteria _ oggetti
Francesco Carbone _ chitarra elettrica _ effetti
Musica improvvisata registrata a Bellusco da Leonardo Ronchi e presso Blap!Studio di Milano, da Fabio Gallarati.
Dalle note di copertina: «E troverai alla sinistra delle case di Ade una fonte, e accanto a essa un bianco cipresso diritto: a questa fonte non accostarti neppure, da presso. E ne troverai un'altra, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine: e davanti stanno i custodi. Dì loro: sono figlio di Terra e di Cielo stellante, inoltre la mia stirpe è celeste; e questo sapete anche voi. Sono riarsa di sete e muoio: ma date, subito, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. Ed essi ti lasceranno bere dalla fonte divina» Laminetta trovata a Petelia.
“(…) Cenni di un temporale, colpi nel buio; poi irrompe il frastuono polveroso di un meccanismo: così si apre il nuovo lavoro di Andrea Dicò (batteria e oggetti) e Francesco Carbone (chitarre e loop), nelle loro stesse parole, “Democristianamente complici taciti e insolenti del progetto elettroacustico che li vede impegnati ormai da 4 anni e 3 dischi. Cosa aspettarsi: nulla. Cosa rischiare: tutto.” Da un caos febbricitante emergono idee a getto continuo, groove, impro-noise applicato all’afro beat liofilizzato di I Hate My Village, caduta massi, 75 Dollar Bill in anfetamina (la title track, 18 minuti di libere e selvatiche invenzioni), viaggi verticali che travolgono e trascinano ad altezze vertiginose (Lete) per poi farsi poesia del microcosmo (Asfodelo). Con Ka’e e Acre formano una trinità sacra e poco santa dell’improvvisazione in questo nostro devastato paese. The Father, The Son And The Holy Ghost. stirpe celeste, lampi di luce creativa purissima, radar nella nebbia (8.0)” Nazim Comunale, Blow Up, 2025.
"(...) Una sapienza greca influenza l’improvvisazione elettroacustica del duo DC (ossia Andrea Dicò e Francesco Carbone) in Mnemosine. Si tratta di 3 lunghi pezzi la cui idiomaticità musicale è connaturata ad una triplice area di rivelazioni: il ricordo, il suo netto contrario (l’oblio) e la rinascita; i due musicisti sono rimasti evidentemente affascinati dalle laminette auree che nel passato accompagnavano i defunti dell’antico Egitto e delle religioni semitiche nella loro sepoltura e nelle quali erano contenuti indicazioni di un percorso di iniziazione nell’aldilà: l’inserzione del passo di una laminetta di Petelia all’interno delle note del CD lo conferma.
Musicalmente Dicò e Carbone sono cresciuti molto, soprattutto nella strategia espressiva. E’ una combinazione molto vicina all’ipnosi quella dei due musicisti, una forma di hypnagogic improvisation che ha dei semi nel movimento ipnagogico che ha attraversato il primo ventennio di questo secolo: qui non parliamo affatto di pop music ma di una tendenza umorale insita nell’approccio musicale, qualcosa che gli scrittori Maël Guesdon e Philippe Le Guern attribuivano alla velocizzazione del passaggio del tempo e allo scorrere repentino delle immagini. Nella condensazione dei loro obiettivi Dicò e Carbone si adoperano per una riproposizione moderna dell’immagine antica dove tutto si svolge in accelerazione, lunghe divagazioni di loops chitarristici e controtempi di batteria che in alcuni momenti sfiorano la catarsi, ma quando un carillon introduce la jam di Asfodelo di lì a poco l’impasto apre ad una differente dimensione mentale; con un livello di contenuti impressionanti si sonda ad un certo punto persino il noise ed uno speciale senso del feedback che sembra riportarsi allo spettralismo insinuato dalla poesia di Edith Hamilton sugli asfodeli: “strani, pallidi, spettrali” sono i fiori che simboleggiano la rinascita dopo la morte fisica, qualcosa che si modella sull’espressione dei DC attraverso un ricercato e riuscito intervento abrasivo dei ritorni elettro-acustici degli strumenti." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
"(...) Terza uscita per il duo impro DC.
Andrea Dicò (batteria/oggetti/samples) e Francesco Carbone (chitarra/effetti), sembran acquisire ad ogni giro, un bel tot di scioltezza espressiva.
Liberi di imbattersi in generose porzioni di spazio, rischiarato d’immensa luce mediterranea (il proceder verso il largo, dell’apertura Mnemosine).
Sospesi nell’ispirazione di un’istante, con la sua irriproducibile unicità (vivendo l’un l’altro a centinaia di chilometri di distanza).
Questioni da poco, fra l’essere e lo stare, dipanate dalla verticale di Lete.
Asfodelo chiude, proponendo distese di stranimento inquieto/circolare, il bric-à-brac di genere tipico, sezionato ad un frammento quasi scollegato dagli esecutori, un’estenuato avanti in direzione di uno scintillante nulla. Voto: 8/10." Marco Carcasi, Kathodik, 2025.
"(...) Secondo la Teogonia esiodea, Mnemosine è figlia di Urano e di Gea e madre delle nove Muse, per l'unione con Zeus in Pieria in nove notti d'amore. Non parliamo solo del mito che rappresenta l’impersonificazione della memoria, ma anche del terzo lavoro della DC. Andrea Dicò e Francesco Carbone, dopo le esperienze maturate con le registrazioni dell’omonimo lavoro del 2019 e di ‘Take The Long Way Home’, edito l’anno successivo sempre da Setola di Maiale, ruotano attorno ai concetti di ricordo, oblio e rinascita e ci trasmettono un senso di decadenza assoluta, con tre quarti d’ora di musica in bilico tra dark ambiente, industrial e sperimentazione elettro-acustica. La lunga suite iniziale, che dà il titolo all’album, è un esercizio di stile, un modo come un altro per presentare all’ascoltatore tutti gli elementi di cui si compone il tessuto strumentale e dare sfoggio di grande tecnica, unità a capacità improvvisativa. Le due tracce seguenti sono davvero portentose. La prima è ‘Lete’, specchio del disagio interiore e simbolo di lenta crescita e di repentino crollo. La seconda è ‘Asfodelo’, diciassette minuti che fissano i contorni come gli ultimi tratti che definiscono le linee più spesse e memorabili di un quadro. É chiaro che ‘Mnemosine’ è un’opera d’arte a tutti gli effetti. Un groviglio di rumori e filamenta alienanti al quale aggrapparsi disperatamente, invece di affidarsi sempre e comunque a release stereotipate, ascolti standard e monotoni. È altrettanto chiaro che ‘Mnemosine’ non è per tutti ma, considerata anche la tradizione che abbiamo in Italia nel genere (mi vengono in mente Nimh, Maurizio Bianchi e Davide Del Col però la lista potrebbe essere lunga), chi avrà il coraggio di provare potrà vivere qualcosa di unico." Lorenzo Becciani, Suffissocore, 2024.
"(...) Italian avant-garde duo DC duo dive head first into the alleys marked experimental and free jazz for their new album Mnemosine, with three improvised tracks that are dense to get into at first, but having an open mind combined with quite a bit of endurance pays in spades. Andrea Dicò (drums) and Francesco Carbone (guitar) are sonic explorers, always trying to find new ways to surprise themselves. Spontaneity is key, even when they seem to get stuck on a motif, there is always a little deviation creeping in that will lead them to the next part of a composition.
There previous album Take the Long Way Home was basically one track, but now they tell three different stories without using words. All tracks are inspired by the treasure trove that is Greek mythology. Mnemosine is the titanness of thought, intellect and memory. Lete is named after the personifaction of oblivion - it also the river of forgetfulness that the deceased are supposed to drink from before they entered Hades. Asfodelo is named after the plant that were used on graves, but whose roots also were used as medicine against snake bites.
So people who have zero knowledge of this kind of stuff have zero change to make sense of this release? No, rest assured, the tracks can be enjoyed as such. However, being familiar with the outer limits of post-rock and improvised modernism is essential. Having liked a few Can albums, especially the live ones, does help." Hans Werksman, Here Comes The Flood, 2024.
01 _ Mnemosine 18:54
02 _ Lete 9:20
03 _ Asfodelo 17:08
(C) + (P) 2024
Andrea Dicò _ drums _ objects
Francesco Carbone _ electric guitars _ effects
Improvised music recorded in Bellusco by Leonardo Ronchi and at Blap!Studio, Milan, by Fabio Gallarati.
"(...) Italian avant-garde duo DC duo dive head first into the alleys marked experimental and free jazz for their new album Mnemosine, with three improvised tracks that are dense to get into at first, but having an open mind combined with quite a bit of endurance pays in spades. Andrea Dicò (drums) and Francesco Carbone (guitar) are sonic explorers, always trying to find new ways to surprise themselves. Spontaneity is key, even when they seem to get stuck on a motif, there is always a little deviation creeping in that will lead them to the next part of a composition.
There previous album Take the Long Way Home was basically one track, but now they tell three different stories without using words. All tracks are inspired by the treasure trove that is Greek mythology. Mnemosine is the titanness of thought, intellect and memory. Lete is named after the personifaction of oblivion - it also the river of forgetfulness that the deceased are supposed to drink from before they entered Hades. Asfodelo is named after the plant that were used on graves, but whose roots also were used as medicine against snake bites.
So people who have zero knowledge of this kind of stuff have zero change to make sense of this release? No, rest assured, the tracks can be enjoyed as such. However, being familiar with the outer limits of post-rock and improvised modernism is essential. Having liked a few Can albums, especially the live ones, does help." Hans Werksman, Here Comes The Flood, 2024.
“(…) Cenni di un temporale, colpi nel buio; poi irrompe il frastuono polveroso di un meccanismo: così si apre il nuovo lavoro di Andrea Dicò (batteria e oggetti) e Francesco Carbone (chitarre e loop), nelle loro stesse parole, “Democristianamente complici taciti e insolenti del progetto elettroacustico che li vede impegnati ormai da 4 anni e 3 dischi. Cosa aspettarsi: nulla. Cosa rischiare: tutto.” Da un caos febbricitante emergono idee a getto continuo, groove, impro-noise applicato all’afro beat liofilizzato di I Hate My Village, caduta massi, 75 Dollar Bill in anfetamina (la title track, 18 minuti di libere e selvatiche invenzioni), viaggi verticali che travolgono e trascinano ad altezze vertiginose (Lete) per poi farsi poesia del microcosmo (Asfodelo). Con Ka’e e Acre formano una trinità sacra e poco santa dell’improvvisazione in questo nostro devastato paese. The Father, The Son And The Holy Ghost. stirpe celeste, lampi di luce creativa purissima, radar nella nebbia (8.0)” Nazim Comunale, Blow Up, 2025.
"(...) Una sapienza greca influenza l’improvvisazione elettroacustica del duo DC (ossia Andrea Dicò e Francesco Carbone) in Mnemosine. Si tratta di 3 lunghi pezzi la cui idiomaticità musicale è connaturata ad una triplice area di rivelazioni: il ricordo, il suo netto contrario (l’oblio) e la rinascita; i due musicisti sono rimasti evidentemente affascinati dalle laminette auree che nel passato accompagnavano i defunti dell’antico Egitto e delle religioni semitiche nella loro sepoltura e nelle quali erano contenuti indicazioni di un percorso di iniziazione nell’aldilà: l’inserzione del passo di una laminetta di Petelia all’interno delle note del CD lo conferma.
Musicalmente Dicò e Carbone sono cresciuti molto, soprattutto nella strategia espressiva. E’ una combinazione molto vicina all’ipnosi quella dei due musicisti, una forma di hypnagogic improvisation che ha dei semi nel movimento ipnagogico che ha attraversato il primo ventennio di questo secolo: qui non parliamo affatto di pop music ma di una tendenza umorale insita nell’approccio musicale, qualcosa che gli scrittori Maël Guesdon e Philippe Le Guern attribuivano alla velocizzazione del passaggio del tempo e allo scorrere repentino delle immagini. Nella condensazione dei loro obiettivi Dicò e Carbone si adoperano per una riproposizione moderna dell’immagine antica dove tutto si svolge in accelerazione, lunghe divagazioni di loops chitarristici e controtempi di batteria che in alcuni momenti sfiorano la catarsi, ma quando un carillon introduce la jam di Asfodelo di lì a poco l’impasto apre ad una differente dimensione mentale; con un livello di contenuti impressionanti si sonda ad un certo punto persino il noise ed uno speciale senso del feedback che sembra riportarsi allo spettralismo insinuato dalla poesia di Edith Hamilton sugli asfodeli: “strani, pallidi, spettrali” sono i fiori che simboleggiano la rinascita dopo la morte fisica, qualcosa che si modella sull’espressione dei DC attraverso un ricercato e riuscito intervento abrasivo dei ritorni elettro-acustici degli strumenti." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
"(...) Terza uscita per il duo impro DC.
Andrea Dicò (batteria/oggetti/samples) e Francesco Carbone (chitarra/effetti), sembran acquisire ad ogni giro, un bel tot di scioltezza espressiva.
Liberi di imbattersi in generose porzioni di spazio, rischiarato d’immensa luce mediterranea (il proceder verso il largo, dell’apertura Mnemosine).
Sospesi nell’ispirazione di un’istante, con la sua irriproducibile unicità (vivendo l’un l’altro a centinaia di chilometri di distanza).
Questioni da poco, fra l’essere e lo stare, dipanate dalla verticale di Lete.
Asfodelo chiude, proponendo distese di stranimento inquieto/circolare, il bric-à-brac di genere tipico, sezionato ad un frammento quasi scollegato dagli esecutori, un’estenuato avanti in direzione di uno scintillante nulla. Voto: 8/10." Marco Carcasi, Kathodik, 2025.
"(...) Secondo la Teogonia esiodea, Mnemosine è figlia di Urano e di Gea e madre delle nove Muse, per l'unione con Zeus in Pieria in nove notti d'amore. Non parliamo solo del mito che rappresenta l’impersonificazione della memoria, ma anche del terzo lavoro della DC. Andrea Dicò e Francesco Carbone, dopo le esperienze maturate con le registrazioni dell’omonimo lavoro del 2019 e di ‘Take The Long Way Home’, edito l’anno successivo sempre da Setola di Maiale, ruotano attorno ai concetti di ricordo, oblio e rinascita e ci trasmettono un senso di decadenza assoluta, con tre quarti d’ora di musica in bilico tra dark ambiente, industrial e sperimentazione elettro-acustica. La lunga suite iniziale, che dà il titolo all’album, è un esercizio di stile, un modo come un altro per presentare all’ascoltatore tutti gli elementi di cui si compone il tessuto strumentale e dare sfoggio di grande tecnica, unità a capacità improvvisativa. Le due tracce seguenti sono davvero portentose. La prima è ‘Lete’, specchio del disagio interiore e simbolo di lenta crescita e di repentino crollo. La seconda è ‘Asfodelo’, diciassette minuti che fissano i contorni come gli ultimi tratti che definiscono le linee più spesse e memorabili di un quadro. É chiaro che ‘Mnemosine’ è un’opera d’arte a tutti gli effetti. Un groviglio di rumori e filamenta alienanti al quale aggrapparsi disperatamente, invece di affidarsi sempre e comunque a release stereotipate, ascolti standard e monotoni. È altrettanto chiaro che ‘Mnemosine’ non è per tutti ma, considerata anche la tradizione che abbiamo in Italia nel genere (mi vengono in mente Nimh, Maurizio Bianchi e Davide Del Col però la lista potrebbe essere lunga), chi avrà il coraggio di provare potrà vivere qualcosa di unico." Lorenzo Becciani, Suffissocore, 2024.
01 _ Mnemosine 18:54
02 _ Lete 9:20
03 _ Asfodelo 17:08
(C) + (P) 2024